©inTRAlinea & Milena Di Silvio (2006).
"Le necessità dei sordi: aspetti tecnici"
inTRAlinea Special Issue: Respeaking

inTRAlinea [ISSN 1827-000X] is the online translation journal of the Department of Interpreting and Translation (DIT) of the University of Bologna, Italy. This printout was generated directly from the online version of this article and can be freely distributed under Creative Commons License CC BY-NC-ND 4.0.

Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/1698

Le necessità dei sordi: aspetti tecnici

By Milena Di Silvio (ENS)

Abstract & Keywords

English:

Basato sulla trascrizione del contributo presentato a Forlì il 17 novembre 2006.

Keywords: collaborazione, versione integrale, legislation, legislazione, capacità di lettura, reading abilities, verbatim subtitling, collaboration

La legge 104 non fa discriminazioni tra sordi oralisti e sordi segnanti. Premetto questo perché da persona udente mi ritengo neutrale, nonostante io collabori con l’ENS di Milano, che rappresenta la categoria dei sordi segnanti. La legge 104 tutela i diritti dei sordi rappresentati da tutte le associazioni, Fiadda, ENS e altre. I sordi fanno ancora delle differenze, ma secondo me forse questo è un approccio sbagliato, perché non è possibile rivendicare diritti distintamente, ogni associazione per conto suo. Questo non avviene all’estero. Per fare qualcosa, bisogna essere uniti perché i diritti sono gli stessi: non importa se si parla di oralisti, segnanti, sordi audiolesi, Il che mi sembra soltanto una questione di termini. Ancora oggi ci sono motivi di disaccordo e si fanno ancora riunioni in cui si parla dei sordi oralisti, delle loro esigenze e delle esigenze dei sordi segnanti.

La mia esperienza di lavoro con loro mi ha insegnato che non ci sono solo le necessità delle persone sorde a cui io devo prestare attenzione, ma c’è un rapporto reciproco che è servito tanto a me quanto a loro. Condivido le affermazioni di A. Lambourne della Sysmedia (cfr. Lambourne in questo volume) e penso che quello che interessa sicuramente le persone sorde, ancor prima della quantità e della qualità dei sottotitoli, è che i sottotitoli vengano fatti. Come giustamente diceva prima l’ing. Pirelli è chiaro che per le televisioni è anche una questione di immagine e un errore può considerarsi un disastro. Ma per le persone sorde, data la limitatezza dell’offerta, che ci sia un errore certo non fa la differenza - anche oggi comunque si sono visti errori nella resocontazione stenotipica, però non è quello il vero problema per loro. L’importante è che la sottotitolazione ci sia.

Nell’era della globalizzazione e dell’interattività multimediale, in un mondo in cui tutto ruota intorno alle parole, alle immagini e al messaggio televisivo e pubblicitario, raramente si pensa alle persone che come i sordi sono escluse dalla comunicazione, persone normali, forse con una struttura cognitiva diversa, ma ritenute, a torto, per troppo tempo e da molti, privi di capacità intellettive e creative e di interessi sociali pari agli udenti.

I sordi sono spesso abituati ad avere relazioni sociali limitate alla loro comunità o ad amici e parenti udenti. Hanno scarse occasioni di partecipare alla vita sociale e culturale, all’arte, alla musica, ai cinema e ai teatri delle proprie città. Dico musica perché ci sono alcuni sordi che riescono a sentire la musica, gli addetti ai lavori sanno che ci sono diversi gradi di sordità. E’ una questione culturale, tutto si evolve tranne la cultura dell’handicap in tutti i suoi aspetti. Il paradosso è che si sviluppano sempre nuovi modi e mezzi di comunicazione, ma non si eliminano le barriere culturali e di pensiero che impediscono la comunicazione tra due mondi, quello dei sordi e quello degli udenti.

I sottotitoli sono uno dei mezzi di comunicazione più importanti che aiutano i sordi a sentire con gli occhi e che interrompono il silenzio che ci separa da loro. Lo sviluppo intellettivo e culturale dei sordi, come quello degli udenti, passa attraverso la comunicazione. I sottotitoli costituiscono quindi per i sordi un’ottima opportunità per stimolare il loro sviluppo culturale e lessicale e sono un sussidio all’apprendimento dell’italiano. La lingua è cultura e la sottotitolazione esprime la multiculturalità della comunicazione di massa. Si nota la proprietà di linguaggio diversa in una persona che legge molto. Questo è un aspetto comune a sordi e agli udenti: chi legge molto ha più proprietà di linguaggio e un vocabolario molto più ricco di chi non legge. E’ poco noto, ma in proporzione ci sono più sordi che udenti che leggono i giornali e che quindi hanno una cultura della lingua orale non dico alla pari, ma comunque simile a quella degli udenti. E’ ovvio che per i sordi il canale visivo sostituisce quello uditivo, i sordi sentono per così dire con gli occhi.

Indipendentemente dal tipo di deficit uditivo, tutti leggono sulle labbra di chi parla ed è per questa ragione che la fedeltà linguistica è importante nelle sottotitolazioni - una fedeltà quantitativa e qualitativa, ove i vincoli di tempo e spazio lo consentono - e lo hanno ribadito molti anche oggi: il problema tecnico è proprio questo, al di là del fatto che nelle sottotitolazioni in tempo reale ci sia l’ulteriore difficoltà della velocità.

Ho maturato queste considerazioni in base alla mia esperienza lavorativa e di vita con le persone sorde. E’ facile, direi quasi naturale, cadere negli errori non conoscendo i sordi e la loro cultura, le loro reali capacità intellettive, il loro modus di reperire ed elaborare la lingua. Di solito i sottotitolisti, quando si parla di fedeltà linguistica, quindi adattamento, riduzione e riassunto dei testi, hanno molte nozioni di teoria sul grado di comprendere dei testi da parte dei sordi, ma poca pratica ed esperienza. Nonostante ci sia molta letteratura tecnico–scientifica in merito, non si trova quasi mai il consiglio utile di consultare i sordi stessi e di relazionarsi con loro per meglio capirne le necessità. Vi assicuro che si aprirebbe un mondo nuovo fatto di mille sfumature linguistiche ed espressive e col tempo si scoprirebbe appunto che il vantaggio è reciproco, perché anche per loro il mondo degli udenti è da scoprire per molti aspetti.

Aggiungo una riflessione rivolta a chi opera nel settore. Com’è possibile pensare che si possa realizzare servizi e prodotti senza conoscere il cliente? Le regole del marketing sono passate dalla carta al web, dall’azienda privata a quella pubblica, ma sono sempre valide e la mia esperienza ha dimostrato l’importanza, l’utilità nonché l’efficacia e la validità di questo rapporto-relazione e confronto con loro.

Ancora oggi molte persone pensano che i sordi siano anche muti ed effettivamente ancora oggi spesso lo sono, nella pratica, nel senso che non parlano ma non significa che siano per forza muti. Molti udenti non conoscono la realtà e le differenze tra le persone sorde. Alcuni ne deducono che i sordi non capiscono e ci sono molti pregiudizi che vanno chiariti. Pochi sanno che i sordi, guardando, possono capire molte cose che agli udenti invece sfuggono. Nel silenzio leggono l’espressione sul viso di una persona e possono intuirne molto facilmente lo stato d’animo. Molti sanno che si è consumato molto inchiostro scrivendo sui segnali del corpo.

Da oltre 10 anni mi occupo di sottotitolaggio per la televisione, il cinema e i video multimediali e mi sono specializzata nella sottotitolazione per non udenti. Non ho titoli quali una laurea o un master, ma da oltre dieci anni lavoro in questo settore. Già nel 1994, quando ho iniziato, le scuole di pensiero operative erano diverse e si notavano differenze sostanziali tra i sottotitoli per i sordi prodotti dalla RAI e quelli di Mediaset. E’ stato questo il motivo che poi mi ha spinto ad approfondire questa relazione anche con loro. Invece di aiutarmi a capire come potevo meglio ottimizzare il rapporto qualità/tempo mi disorientavano però e quindi la mia naturale curiosità mi spinse a approfondire l’analisi. Mi recai sia all’Ente Nazionale Sordomuti di Milano, dove abito, e poi anche al CNR di Roma, per cercare di capire questo mondo dei sottotitoli e quello che vi ruotava intorno. La prima cosa di cui tutti si lamentavano era la fedeltà linguistica, la seconda i tagli eccessivi apportati ai testi e infine la permanenza dei sottotitoli sugli schermi, che era considerata troppo breve, soprattutto nelle sottotitolazioni preregistrate. L’eterno dilemma con cui si trova confrontato chi fa questo lavoro è infatti sempre quello - semplificazione o integralità del testo.

In ogni caso, secondo me, sia per i sottotitoli preregistrati, sia per quelli prodotti in tempo reale o con il respeaking, la risposta chiaramente è: il più fedele possibile, tenendo conto dei limiti di tempo e spazio. Nella pratica, lavorando su diverse tipologie di filmati, mi sono resa conto che non è poi così difficile cercare di restare fedeli al testo e descrivere il più possibile, e quindi anche fare pochi adeguamenti, e penso che questo si possa comunque fare sia nelle sottotitolazioni in tempo reale che nel respeaking. A dimostrazione di ciò vorrei prendere ad esempio l’interprete che abbiamo qui - l’interprete dei segni che state vedendo voi. Il suo compito in questo momento è analogo a quello della stenotipista, degli interpreti vocali o del respeaker: pensare, elaborare in tempo reale quello che una qualsiasi persona esprime in una lingua e dirlo poi in un’altra. Quando c’é un sordo segnante che parla, loro traducono chiaramente in voce. Quando c’é un sordo oralista loro traducono in lingua dei segni. Per farlo, per poter meglio interpretare questi discorsi è indispensabile conoscere la cultura dei sordi e le loro caratteristiche. Poiché ci sono diverse tipologie di sordi e quindi diverse modalità di rieducazione al linguaggio e anche di espressività, di produzione e di comprensione della lingua, è necessario conoscere e relazionarsi con loro e studiarli di persona.

Un piccolo appunto: molti addetti ai lavori non considerano sufficientemente i tempi di lettura. E’ vero che le persone sorde hanno bisogno di una maggiore permanenza del sottotitolo, ma è anche vero che anche a me capita spesso di andare al cinema o ai film festival e vedere dei film con sottotitoli per udenti di una velocità allucinante tanto da non riuscire a seguirli. In effetti, neppure gli udenti sono abituati a leggere sottotitoli in televisione o al cinema - sicuramente non più delle persone sorde. Eppure gli addetti ai lavori non considerano questo aspetto.

Infine, vorrei dire che quello che è più importante per le persone sorde è per esempio il tono. Questo è uno degli elementi su cui bisogna puntare di più, anche se è più difficile con il respeaking. Il tono per le persone sorde è quello che traduce le emozioni, che caratterizza i dialoghi e di conseguenza esprime il carattere degli interlocutori. Magari nei telegiornali o nello sport questo poco conta, però in generale questa è una delle massime esigenze dei sordi. Il lavoro del sottotitolista, a parte le abilità tecniche, richiede anche flessibilità e creatività per inventarsi delle modalità diverse per trasmettere le sfumature che arricchiscono un discorso.

Un espediente apparentemente banale che può risolvere a volte il problema è la punteggiatura: il punto interrogativo e quello esclamativo. Io a volte li utilizzo anche insieme, perché una domanda può essere posta con stupore. Il sordo che la legge riconosce poi dal viso se il sentimento è di paura piuttosto che di stupore e felicità e così può riconoscere il tono del discorso. Così come si può pensare anche ai dialetti, che comunque anche con il respeaking possono essere sempre tradotti. Per un sordo è più difficile comprendere dalla lettura labiale le forme grammaticali e verbali complesse che non gli aggettivi e gli avverbi. È buona prassi conservare terminologia e lessico, eliminare ridondanze e, dove è necessario, semplificare la sintassi. Per quanto riguarda i sottotitoli in diretta, quindi, soprattutto il discorso è improvvisato di interviste, dibattiti, telegiornali ecc. Il lavoro è più complesso e difficile, però le raccomandazioni basilari sono sempre le stesse.

Concludo ribadendo che l’esperienza di vita con le persone sorde aiuta molto a fare questo lavoro. Solo frequentando le persone sorde si può comprendere le loro potenzialità e i limiti rispetto alla lingua e alla comunicazione. Ovviamente ci sono anche i sordi profondi e che non sentono quello che le persone dicono e quindi elaborano anche un po’ un loro modo di approcciarsi agli udenti, ma ci può essere sempre un discorso di conoscenza reciproca. Le persone sorde non si rendono conto di avere nel loro handicap una fortuna, nel senso che spesso gli udenti non vorrebbero sentire qualcuno o qualche cosa. Solo frequentando una persona sorda si può comprendere il loro modo di essere e quindi capire come meglio fare perché sentano anche loro.

©inTRAlinea & Milena Di Silvio (2006).
"Le necessità dei sordi: aspetti tecnici", inTRAlinea Special Issue: Respeaking.
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