INTRALINEA 2.0

Sette anni dopo...

The Editors

 

©inTRAlinea & (2005).
"INTRALINEA 2.0", inTRAlinea .

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Stable URL: https://www.intralinea.org/editorials/article/1735

Sono passati ormai sette anni da quando un piccolo gruppo di (+ o -) giovani studiosi, conosciutisi nei corridoi del Dottorato di Ricerca in Scienza della Traduzione dell’Università di Bologna, hanno fondato la prima rivista elettronica italiana di traduttologia. Il gruppo redazionale iniziale si è accresciuto e arricchito di nuove competenze, la rivista si è “istituzionalizzata” attraverso un rapporto più stretto con il SITLEC dell’università di Bologna, e si presenta adesso in una nuova veste e con nuove funzionalità. In termini informatici si potrebbe parlare di versione 2.0.

Questo secondo editoriale presenta al pubblico dei lettori di InTRAlinea le novità, soprattutto di carattere tecnico, nel frattempo occorse rispetto al momento storico in cui la rivista “vide la luce” online riflettendo sulle finalità e le modalità operative della rivista stessa.

InTRAlinea [INTerpretazione/TRAduzione in LINEA] si presenta ora ai suoi lettori in una nuova veste grafica e in un’interfaccia facilmente consultabile anche da un pubblico di studiosi e interessati non italiani – pur continuando a voler essere un forum privilegiato per la traduttologia italiana e – studiato appositamente per un più rapido “colloquio” tra la redazione e i contributori, con la possibilità da parte di questi di sottoporre immediatamente i loro articoli per un’eventuale pubblicazione. Come sempre questa avviene, però, dopo attenta analisi e valutazione da parte del comitato di redazione di raccordo con gli esperti dei vari settori della traduttologia facenti parte del comitato scientifico internazionale nel frattempo creato e in via di ulteriore ampliamento, nonché con gli studiosi interpellati all’uopo. Tale prassi operativa, che in ultima analisi significa selettività, rientra da sempre a pieno titolo nelle linee guida di InTRAlinea e ne garantisce la qualità e autonomia scientifica, “contrattata” e mantenuta anche nel momento in cui la rivista confluisce a pieno titolo nell’attività editoriale del Dipartimento di Studi Interdisciplinari su Traduzione Lingue e Culture dell’Università di Bologna sede di Forlì. Questo passo si deve a mere questioni organizzative e anche all’ovvietà che la maggior parte dei membri della redazione afferiscono a quel dipartimento di ricerca.
Se l’idea iniziale di una rivista elettronica nulla ha perso della sua originalità – anzi ormai è impensabile un’attività scientifica slegata da tali strumenti che permettono un rapidissimo aggiornamento e un continuo scambio di idee in un campo che ha visto gli studi moltiplicarsi a dismisura nell’ultimo decennio a fronte dei tempi biblici delle consuete pubblicazioni cartacee – il lasso di tempo trascorso può indurre a qualche riflessione consuntiva in grado di aprire nuove prospettive.

Intanto, oltre a esercitare una forte influenza sul modo di scrivere, l’uso dell’Internet come strumento di pubblicazione da parte di diverse realtà scientifiche e culturali, riviste comprese, si è concentrato “sul sodo” di immediata utilità e usabilità della disseminazione di dati e di idee, più che sullo sviluppo delle potenzialità editoriali ipermediali. Lo sfruttamento di queste potenzialità, attraverso ad esempio l’invenzione di “oggetti traduttivi” particolari e suggestivi, possibilità intravista a suo tempo dalla redazione con la creazione di una rubrica ad hoc, è rimasta appannaggio dell’industria dell’intrattenimento, della divulgazione e forse dell’e-learning.

A fronte di una sempre maggiore visibilità qualitativa di diversi studiosi italiani in consessi e pubblicazioni internazionali, si ha come l’impressione che quanto di valido e originale si produca nel nostro paese stenti ad avere la giusta riconoscibilità nel dibattito scientifico e culturale non solo italiano. Ciò può essere dovuto da un lato alla difficoltà di raccogliere in rete i singoli o gruppi operanti nei diversi settori della traduttologia, alla dispersività e frammentazione disciplinare e “territoriale”, e dall’altro alla ritrosia, alla sfiducia ovvero al timore di usare fino in fondo gli strumenti informatici a disposizione delle comunità scientifiche. A ciò potrebbe ovviare parzialmente uno strumento oggi aggiornato e continuamente “visitato” come InTRAlinea, a patto che se ne sfruttino tutte le potenzialità superando posizioni ideologicamente preconcette e obsolete e dimostrando maggior coraggio nel confrontarsi col processo di valutazione, critica e selezione (peer reviewing) in una dimensione internazionale. Questo a tutt’oggi è avvenuto solo in parte. Ma ciò, forse, si deve anche alla ricaduta a vasto raggio di studi a larga divulgazione che, seppur “freschi di stampa”, non riescono a cogliere sul versante teorico lo sconvolgimento occorso nell’effettiva prassi traduttiva. Troppo spesso si ha la sensazione che si rimanga sostanzialmente ancorati nella riflessione a impostazioni di fondo tutto sommato “arcaiche” (in soldoni: per parlare di traduzione basterebbe parlare di traduzione letteraria/editoriale, del lavoro e dei processi mentali di un singolo operatore, lasciando da parte qualsiasi discorso sulle macchine: si vedano a mo’ di esempio le recensioni a Eco 2003 e Salmon 2003 nella rispettiva rubrica), se verificate col mare magnum delle attuali pratiche traduttive. Questo mare si avvale ormai di tutte le tecnologie e dei giochi di squadra possibili, e in esso la traduzione letteraria (e secondariamente quella editoriale in senso lato), quantitativamente parlando, è poco più di una goccia, tra l’altro rientrando anch’essa da un punto di vista operativo a pieno titolo nella riconfigurazione del processo traduttivo e del soggetto (plurale) traducente. L’Internet come corpus tendenzialmente infinito, banche date testuali di ogni tipo, dizionari e materiali di consultazione generali e speciali, programmi speciali per l’analisi e l’elaborazione linguistica, fonetica, metrica ecc, supporti ipermediali nella produzione e nella ricezione e quant’altro ormai a disposizione di qualsiasi equipe traducente sono lì a testimoniarlo.

È qui, tra la presentazione di quanto nella ricerca sul campo viene raccolto empiricamente e la conseguente riflessione teorica che ne scaturisce (o che l’ha preceduta), che InTRAlinea intende porsi, stimolando l’interesse critico nei confronti dei saperi traduttivi, praticando l’unica “ideologia traduttologica” possibile: la qualità e la serietà della ricerca empirica e della riflessione teorica.

©inTRAlinea & (2005).
"INTRALINEA 2.0", inTRAlinea .

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