Una panoramica sugli strumenti di traduzione assistita disponibili come software libero

2.3 SL e software proprietario

2.3.1 Ideologie a confronto

La differenza fra il software libero e il software proprietario, come si è visto, non consiste nel fatto che quest'ultimo viene ‘venduto’ mentre il primo è disponibile ‘gratis’.

Esistono forme di software proprietario, distribuite sotto forma di file binari, liberamente scaricabili da internet e utilizzabili senza bisogno di sostenere alcun costo (freeware). In questi casi, però, viene distribuito solo l'eseguibile senza possibilità di intervenire sui sorgenti, per cui anche se il software può essere copiato e redistribuito e utilizzato per qualsiasi scopo vengono a mancare le libertà 1 e 3.

Altri programmi possono essere scaricati gratuitamente e utilizzati in versione di prova, con una serie limitata di funzionalità rispetto al prodotto completo oppure per un periodo limitato di tempo allo scadere del quale sarà necessario acquistarli (shareware). Nemmeno in questo caso è possibile parlare di SL, sia perché nella maggior parte dei casi non sono disponibili i sorgenti, sia perché il completo funzionamento del programma è subordinato all'acquisto di una licenza e questo costituisce una violazione della libertà fondamentale.

Il ‘software commerciale’ può essere definito come il software sviluppato da un'azienda o un'organizzazione allo scopo di guadagnare attraverso la sua vendita e l'utilizzo di esso da parte dei propri clienti. Così come la maggior parte del software proprietario è commerciale esiste anche SL commerciale, in quanto il suo sviluppo e la sua diffusione dipendono anche dalla possibilità di venderne delle copie originali o modificate allo scopo di trarne profitto.23 Tutto questo avviene nel pieno rispetto della licenza GNU GPL24 e la FSF stessa incoraggia la vendita di SL, perché in tal modo è possibile finanziare lo sviluppo di software, permettendo ulteriori miglioramenti per il futuro.

Appare evidente, quindi, che 'software commerciale' non è un sinonimo di ‘software proprietario’ e che le due categorie di ‘commerciale’ e ‘libero’ non si escludono a vicenda. Il SL può anche non essere gratuito ed è possibile guadagnare attraverso la vendita o l'assistenza di programmi liberi perché la libertà non ha niente a che vedere con il prezzo, indipendentemente dal fatto che la maggior parte del SL sia distribuita gratuitamente.

Se, viceversa, un software fosse distribuito, anche sotto forma di codice sorgente, ma con una licenza che impedisce di utilizzarlo per scopi commerciali o per trarne profitto, non si tratterebbe di SL in quanto verrebbe a mancare la libertà fondamentale. Per descrivere casi di questo tipo la FSF adotta la denominazione di ‘software semilibero’.

Come si è visto in precedenza, d'altra parte, non è neppure vero che il SL non è protetto da copyright: anche se è possibile rinunciare al copyright su un proprio programma in modo da renderlo di pubblico dominio ciò non avviene in maniera automatica, per lo meno non in un paese che abbia sottoscritto la Convenzione di Berna del 1886 sul diritto d'autore.25 Allo scopo di garantire la libertà degli utenti, però, la maggior parte del SL non è di pubblico dominio ma, anzi, è protetto da una licenza d'uso (anche se quest'ultima è volta a tutelare la libertà dell'utente più che a limitarla).

Né il prezzo, quindi, né tanto meno il diritto d'autore rappresentano il fattore discriminante fra il SL e il software non libero. Quali sono, dunque, i motivi per cui il SL si distingue dal software proprietario che lo renderebbero preferibile? E quali sono le reali differenze fra i due paradigmi di sviluppo e distribuzione per cui il SL diventa interessante per un traduttore? A questi interrogativi si tenterà di fornire una risposta nella sezione successiva.

Trattando della natura del software, a proposito di codice sorgente e codice eseguibile si è detto che solo il secondo è strettamente necessario per l'esecuzione del programma. La maggior parte dei programmi proprietari vengono distribuiti esclusivamente sotto forma di eseguibili binari, mentre il codice sorgente rimane nelle mani degli sviluppatori che guadagnano attraverso la ‘vendita’ del programma agli utenti. L'espressione inglese closed source utilizzata per riferirsi a questo software allude appunto al fatto che i sorgenti di questi programmi non vengono resi pubblici.

L'idea che il programma venga ‘comprato’ quando si paga per acquisire il codice eseguibile è un'idea molto diffusa anche se, come si vedrà, non del tutto corretta. Disponendo del solo codice eseguibile, infatti, non si ‘possiede’ realmente il programma, per quanto si sia indotti a pensare il contrario se non altro in ragione della spesa sostenuta, spesso non indifferente (cosa quanto mai valida nel caso dei software di traduzione assistita).

Quel che si ha è una ‘copia originale’, ossimoro cui chi è abituato a utilizzare sistemi operativi proprietari non fa nemmeno più caso, il cui elevato costo è ancor più ingiustificato per il fatto che a partire dal codice sorgente il produttore può ottenere con una spesa ridottissima (il solo supporto su cui vengono scritte) un numero pressoché infinito di copie del programma, di cui quella in possesso del cliente non è che un solo esemplare.

Il costo sostenuto, però, non trasforma l'acquirente nel ‘proprietario’ del software, bensì gli conferisce la sola facoltà di utilizzarlo. Questi non può ‘smontare’ il programma, studiarne il funzionamento, riutilizzarne le componenti come meglio crede e condividere le modifiche o le nuove versioni con gli altri. L'unica cosa che può fare è utilizzare il programma: il vero proprietario del software rimane sempre e comunque il fornitore iniziale.

Considerando anche solo superficialmente i termini di licenza contenuti negli EULA che è necessario accettare per poter avere accesso al software, anche questo semplice utilizzo deve sottostare a una serie di condizioni piuttosto restrittive (ad es. uso domestico, installazione su una sola macchina, e così via). Acquistando la copia di un programma non libero o, meglio, acquistando la facoltà di poterlo usare per un determinato tempo, per un determinato scopo, su un determinato numero di postazioni, però, si accetta un'ulteriore serie di vincoli.

2.3.2 L'utilizzo pratico del software proprietario

Utilizzando software proprietario si può disporre solo del programma che si è ‘acquistato’ (di cui si è acquistata per essere precisi solo la licenza d'uso), rimanendo vincolati alle caratteristiche di questo senza possibilità di scelta. Chi usa un sistema operativo proprietario ad esempio ha a disposizione un'interfaccia grafica scelta da altri, di cui al massimo può personalizzare alcuni aspetti ma che non può rinunciare a usare (e difficilmente sostituire con una alternativa).26

Se il programma è affetto da qualche bug non è possibile intervenire per correggerlo né può correggerlo nessun altro all'infuori del produttore. Se si necessita di assistenza diventa necessario rivolgersi esclusivamente al produttore iniziale e ai suoi tecnici autorizzati. Appare evidente che, in un regime di monopolio per quanto riguarda l'assistenza tecnica relativa a un determinato prodotto, non ci sarà da parte dei fornitori alcun incentivo a migliorare la qualità. Nel SL, essendo pubblico il codice sorgente, coloro che guadagnano con il servizio di assistenza sono in diretta competizione gli uni con gli altri e questo spinge al miglioramento del servizio stesso.

Con il software proprietario, qualora sorgesse la necessità funzionalità non prevista inizialmente dal produttore non solo non è possibile modificare il software ma nemmeno farlo fare ad alcun soggetto terzo che non sia il produttore stesso, quando verrà rilasciata una nuova versione del software che sarà necessario ‘acquistare’ una seconda (terza, n-esima) volta.

Senza spingersi troppo oltre con l'immaginazione, è anche possibile pensare che i produttori di software possano controllare il mercato, introducendo le caratteristiche (scelte da loro) nel momento a loro più favorevole. È quel che avviene quando viene rilasciata una nuova versione dopo aver mantenuto per un certo periodo di tempo in circolazione un prodotto più arretrato rispetto al progresso ‘reale’, frutto dell'evoluzione della tecnologia, che con un modello di sviluppo e distribuzione diverso (in assenza di monopoli) sarebbe con tutta probabilità giunto spontaneamente agli utenti.

Una simile pratica prende il nome di ‘obsolescenza programmata’: il nuovo prodotto verrà venduto ai ‘consumatori’ che entrano nei mercati così come a quelli vecchi, rendendo periodicamente necessario l'acquisto ingiustificato di software (e in certi casi anche di hardware, per soddisfare i requisiti di sistema) sempre più moderno e sempre più costoso.

Volendo modificare anche solo una minima parte del programma (es. personalizzare o aggiungere scorciatoie da tastiera) oppure localizzarlo nella propria lingua, ancora una volta ci si troverebbe nell'impossibilità di farlo a causa dei termini di licenza. La conseguenza è che invece di essere l'utente a utilizzare e adattare il programma secondo le proprie necessità è il programma a plasmare l'utente costringendolo ad adattarsi alle proprie caratteristiche e inducendo bisogni non sempre effettivi.

Infine, utilizzando software proprietario, ci si espone a un ulteriore rischio, rappresentato dai formati non standard adottati molto spesso dai programmi proprietari. Il problema è rappresentato dalla mancanza di compatibilità con applicazioni diverse da quella adottata inizialmente. Se il formato di memorizzazione dei dati è chiuso e non conforme agli standard internazionalmente riconosciuti è molto probabile che in fase di migrazione delle risorse verso un altro software ci siano problemi di accesso ai dati.

La diretta conseguenza di ciò è la mancanza di interoperabilità o l'elevatissimo costo della migrazione che possono di fatto ridurre l'utente in una condizione di dipendenza da un unico fornitore (situazione denominata con l'espressione vendor lock-in). Appare chiaro che una simile condizione impedisce la libera concorrenza e mette gli utenti finali nella condizione di accettare qualsiasi limitazione e qualsiasi prezzo imposto dal produttore. La mancanza di concorrenti, inoltre, non costituisce certo un incentivo all'innovazione e al miglioramento del prodotto, dal punto di vista qualitativo né, dal punto di vista quantitativo, a una riduzione dei costi per gli utilizzatori.

Un fornitore che utilizzi formati proprietari, inoltre, si trova nella posizione di poter esercitare un'ulteriore forma di controllo sui suoi utenti. Che cosa succederebbe se la versione più recente del programma utilizzasse nuovi formati non retrocompatibili con le versioni precedenti? Tutti, clienti nuovi e clienti consolidati, sarebbero costretti ad acquistare l'ultima versione disponibile per poter continuare a lavorare.27 Il risultato sarebbe un danno economico per i primi, dato dalle spese ingiustificate, e un ulteriore limite posto alla concorrenza e alle dinamiche del libero mercato che dovrebbero portare alla progressiva riduzione dei costi e all'incremento della qualità del prodotto.

Il SL utilizza e favorisce invece la diffusione di formati standard riconosciuti da organizzazioni internazionali. Attraverso questi standard aperti, indipendenti dal singolo distributore e privi di estensioni proprietarie e dipendenze da protocolli non pubblici sarà possibile utilizzare senza distinzione gli strumenti più adatti alle necessità di lavoro (qualità, prezzo, curva di apprendimento, funzionalità).

Non saranno più necessari upgrade forzati a pagamento e sarà possibile in qualsiasi momento effettuare la migrazione delle proprie risorse da un fornitore all'altro qualora il primo non fosse più preferibile. Il SL ostacola la creazione di monopoli favorendo la libera concorrenza sia nel campo della distribuzione/vendita di software che per quanto riguarda l'assistenza tecnica, con indubbi benefici per gli utenti finali.

Infine, dal punto di vista delle caratteristiche tecniche, sarà possibile contare su un numero potenzialmente infinito di sviluppatori e contribuire anche in maniera attiva al miglioramento del prodotto nella certezza che il rilascio dei bugfix e delle correzioni avviene in maniera ‘naturale’ senza controlli da parte di un particolare fornitore. Qualora fossero necessarie nuove caratteristiche o personalizzazioni, è possibile realizzarle o incaricare qualcuno di farlo, grazie alla disponibilità del codice sorgente.

Un ultimo aspetto non trascurabile è il costo più ridotto delle soluzioni basate su SL, soprattutto in termini di investimento iniziale. Tutti i programmi presentati nei due capitoli successivi, oltre a essere liberi, sono anche scaricabili e utilizzabili senza necessità di sostenere alcun costo di licenza. La diretta conseguenza di questo è che per chi si affaccia sul mondo della traduzione proponendosi, ad esempio, come freelance l'investimento iniziale sarà più contenuto. Questo consente di proporsi anche a chi, pur avendo le capacità, non si può permettere una spesa iniziale così elevata offrendo al tempo stesso l'opportunità di fornire prezzi più competitivi dal momento che non è più necessario rientrare delle spese sostenute per le licenze.

Il SL per la traduzione meriterebbe di essere preso in considerazione non solo dai singoli traduttori o aspiranti tali ma anche dall'università. In quanto istituzione pubblica la scuola non dovrebbe essere parziale nei confronti di determinati fornitori di software (a beneficio dei quali viene fatta un'incessante campagna pubblicitaria).

Gli studenti meritano di ricevere come insegnamento qualcosa in più della pubblicità non voluta e della dipendenza da corporazioni che rafforzano così solo il loro monopolio. La flessibilità, l'indipendenza, la capacità di adattarsi alle sempre nuove esigenze del mercato, questo dovrebbe essere insegnato e non la competenza nell'utilizzo di un solo software prodotto da una sola ditta che nel giro di pochi anni rischia peraltro di diventare obsoleto.

Infine, come si è visto nel capitolo precedente l'attività del traduttore è profondamente legata all'impiego del computer e della traduzione assistita. Questo non significa solo che la tecnologia informatica è un ausilio allo svolgimento del lavoro, in molti casi l'informatica costituisce parte integrante del lavoro stesso. Il ‘materiale’ su cui si lavora è quasi esclusivamente in formato elettronico, così come lo sono anche le risorse e i deliverable di progetto. L'utilizzo di un sistema operativo libero e di applicazioni libere per le proprie attività rappresenta quindi un'alternativa da non sottovalutare. In questo modo sarà possibile utilizzare software più affidabile, mantenendo il pieno controllo sui propri strumenti e, soprattutto, sul proprio lavoro.

 

©inTRAlinea & Diego Beraldin (2013).
Una panoramica sugli strumenti di traduzione assistita
disponibili come software libero
, inTRAlinea Monographs
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