La traduzione della letteratura francese per giovani lettrici e lettori a tematica LGBTQ+
Un’analisi editoriale, traduttiva e di genere
By Roberta Pederzoli (University of Bologna, Italy)
Abstract
English:
This paper aims to investigate LGBTQ+-themed books for children and Young Adults translated from French into Italian, an area of publishing currently expanding but long neglected by both literary criticism and Translation Studies. Adopting an interdisciplinary approach, it first examines the offer of LGBTQ+-themed literature for young readers in France and in Italy from a publishing and gender perspective, and analyzes its emergence and evolution in the two countries diachronically. It then focuses on a corpus of picture books, novels, and graphic novels translated from French into Italian. In particular, it investigates how translations have evolved over time and which publishing houses have been involved, also depending on the different age groups, while also exploring main themes and LGBTQ+ characters, as well as the translation approaches and strategies adopted in the Italian versions. In doing so, the paper also discusses the contribution of translations from French to LGBTQ+ issues, and considers how these translations can both inspire and innovate the Italian publishing offer.
Italian:
Il presente articolo intende indagare l’offerta editoriale per l’infanzia e l’adolescenza a tematica LGBTQ+ tradotta dal francese in italiano, un settore dell’editoria attualmente in espansione, ma che è stato a lungo trascurato dalla critica letteraria e dagli studi traduttologici. Adottando un approccio interdisciplinare, il contributo si sofferma dapprima sull’offerta di pubblicazioni a tematica LGBTQ+ per l’infanzia e l’adolescenza in Francia e in Italia da un punto di vista editoriale e di genere, analizzando in chiave diacronica la nascita e l’evoluzione di questa produzione letteraria nei due paesi. L’articolo si focalizza poi su un corpus di albi illustrati, romanzi e graphic novel tradotti dal francese in italiano, approfondendo in particolare i seguenti aspetti: evoluzione temporale delle traduzioni e case editrici coinvolte anche in relazione alle varie fasce d’età; tematiche affrontate e personaggi LGBTQ+; approcci e strategie di traduzione adottate nelle versioni italiane. Viene indagato inoltre, più in generale, l’apporto delle traduzioni dal francese rispetto a tali tematiche nel contesto socioculturale italiano, riflettendo anche su come tali traduzioni possano ispirare e rinnovare l’offerta editoriale italiana.
Keywords: letteratura per l'infanzia, letteratura per adoloscenti, genere, editoria, Italia, France, translation strategies, gender, LGBTQ+, publishing, strategie traduttive
©inTRAlinea & Roberta Pederzoli (2023).
"La traduzione della letteratura francese per giovani lettrici e lettori a tematica LGBTQ+ Un’analisi editoriale, traduttiva e di genere"
inTRAlinea Special Issue: Tradurre per l’infanzia e l’adolescenza
Edited by: Mirella Piacentini, Roberta Pederzoli & Raffaella Tonin
This article can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2619
1. Introduzione: un settore della letteratura dai risvolti etici e politici
Parlare di personaggi e tematiche LGBTQ+[1] nella letteratura per ragazze e ragazzi, che si tratti di testi tradotti oppure no, implica considerare non soltanto gli elementi prettamente letterari e artistici di questa produzione, pur fondamentali, ma anche la sua dimensione culturale, ideologica e politica (Epstein 2013; Forni 2018; 2021; Spallaccia 2021).
Per molto tempo considerate tabù nella nostra società, tali tematiche sono entrate solo di recente a far parte della letteratura per l’infanzia, destando aspre polemiche. Del resto, scrivere di identità di genere e orientamenti sessuali minoritari e scarsamente rappresentati “procède de la mise en scène de l’altérité, du dévoilement de cet inconnu en nous et en l’Autre” (Béhotéguy 2013: 146), scardina stereotipi e ruoli di genere tradizionali, la concezione della sessualità e della famiglia così come si è cristallizzata a partire dalla visione borghese, aprendo idealmente la via a molteplici e inedite possibilità di pensarsi, vivere e relazionarsi con le altre persone.
Se da molto tempo è maturata la consapevolezza del ruolo fondamentale della letteratura nello sviluppo cognitivo, personale ed etico delle giovani generazioni, è altrettanto evidente oggi che la pubblicazione di libri con personaggi e temi LGBTQ+ aiuta a “documentare la realtà, a combattere pregiudizi e stereotipi, a offrire modelli positivi ai giovani per accettare se stessi e accettare gli altri, ciascuno nella propria identità, originalità, diversità” (Rotondo 2010: 26). A questo potenziale “salvifico” della letteratura (Spallaccia 2021) in favore di una società includente e solidale, si appellano gli stessi scrittori e scrittrici, poiché “raccontare, aiutare a capire, nutrirsi di immaginari differenti… tutto questo contribuisce a creare un terreno fertile dove il legame sociale può crescere e l’umanità può fiorire nella diversità. Rappresentare questa diversità, farla uscire dall’ombra, renderle giustizia sono una sfida importante nella società attuale” (Maroh 2018: postfazione n.p.). Eppure trattare tali tematiche non è sufficiente, poiché “a beautiful book, for children and not, whatever the subject, is based on sense and beauty. Sense means the message that the book aims at communicating […]; beauty means the set of aesthetic, stylistic and formal elements” (Lepri 2019: online). Oltre alla questione estetica, Levithan ci ricorda altresì che “being gay is not an issue[;] it is an identity. It is not something that you can agree or disagree with. It is a fact, and must be defended and represented as a fact” (2004: n.p.). Tali riflessioni sono importanti da un punto di vista critico perché, come si vedrà in seguito, molti dei libri che trattano tematiche LGBTQ+ sono cosiddetti “issue” o “problem book”, ovvero testi che sembrano scritti e pubblicati per un pubblico di nicchia, “viewed as problem books, texts about a particular issue that only speak to a specific audience” (Epstein 2013: posiz. 3761), spesso con scarsa cura per gli aspetti estetici e letterari e con un approccio che tenta di “normalizzare” e legittimare l’omosessualità, invece di rappresentarla semplicemente come una realtà che di fatto esiste e riguarda molte persone.
Partendo da queste premesse, il presente contributo si propone di analizzare l’offerta di pubblicazioni a tematica LGBTQ+ per ragazze e ragazzi tradotta dal francese in italiano. Sarà adottato un approccio interdisciplinare che combina Translation Studies e Gender Studies applicati alla produzione letteraria per ragazze e ragazzi (Illuminati 2022; Pederzoli et Illuminati 2021; D’Arcangelo, Elefante et Iluminati 2019; Castro et Hergun 2017; Biemmi 2017; Connan-Pintado e Béhotéguy 2014, 2017; Clasen e Hassel 2017; Clermont, Bazin e Henky 2013; Sardin 2009). Dopo avere brevemente delineato le caratteristiche dell’offerta letteraria su tali tematiche in ciascuno dei due paesi, si analizzeranno da un punto di vista editoriale e di genere gli albi illustrati, i romanzi e le graphic novel per bambine, bambini e adolescenti tradotti dal francese in italiano, indagando in particolare le caratteristiche e l’apporto di tali pubblicazioni al panorama letterario del nostro paese. Saranno infine esaminate alcune problematiche e strategie traduttive riscontrate nei testi del corpus.
2. Letteratura per ragazze e ragazzi a tematica LGBTQ+ in Francia e in Italia
Per quanto concerne la Francia, i primi sporadici romanzi sulla tematica risalgono agli anni ’90, sono pubblicati presso case editrici di rilievo da autrici e autori legittimati, si rivolgono principalmente ad adolescenti e mettono in scena ragazzi (maschi) gay, quasi sempre in veste di personaggi secondari. È il caso ad esempio di Chris Donner (Les Lettres de mon petit frère, 1991), Tierry Lenain (Je me marierai avec Anna, 1992), Marie-Sophie Vermot (Comme le font les garçons, 1998), Christophe Honoré (Mon cœur bouleversé, 1999). Nel 1998 Christophe Honoré pubblica anche Je ne suis pas une fille à papa, una sorta di unicum, per l’epoca, poiché racconta la storia di una bambina figlia di due madri. Con l’avvento dei PACS (le unioni civili), nel 1999, si osserva una svolta nell’ambito della letteratura per l’infanzia, che si adegua lentamente a una società in evoluzione (Minne 2013). Proprio nel 1999 viene pubblicato L’heure des parents di Christian Bruel, il primo albo illustrato a ritrarre, accanto a numerose altre coppie genitoriali tutte in qualche modo diverse fra loro, una famiglia con due padri e una con due madri, seppur ricorrendo all’espediente dei personaggi animali antropomorfizzati, spesso utilizzati nella letteratura per l’infanzia per trattare temi delicati e difficili. Nel 2004 esce Jean a deux mamans di Ophélie Texier, un albo che racconta la vita quotidiana di un piccolo lupacchiotto figlio di due madri, sempre in forma mediata con il ricorso a personaggi animali antropomorfizzati. Benché non privo di stereotipi – la coppia di mamme è plasmata sulla base del modello eterosessuale dal punto di vista dei ruoli di genere e genitoriali –, l’albo è destinato a fare storia, aprendo la via ad altre pubblicazioni di questo genere.
Nel 2013, Minne propone un primo bilancio relativo agli albi illustrati, osservando come in particolare il tema dell’omogenitorialità sia oramai sdoganato, in Francia, benché continui nella maggior parte dei casi a essere trattato come problematico: “Il semble que les albums présentent des situations problématiques afin de mieux les résoudre. […] Il s’agit plutôt pour les personnages d’imposer et de banaliser ce modèle familial, éventuellement en association avec l’homosexualité, montrée comme aussi désexualisée que l’hétérosexualité parentale” (Minne 2013: 102). Sempre nel 2013, uno studio di Béhotéguy si sofferma invece su un corpus di romanzi per adolescenti a tematica LGBTQ+, osservando la scarsità di personaggi femminili, la tendenza a raccontare storie di denuncia contro l’omofobia e la persistenza di stereotipi di genere. Secondo lo studioso, benché questi romanzi offrano “aux jeunes lecteurs qui se sentent différents, des supports d’identification et aux autres, des exemples de tolérance à méditer”, il giovane protagonista gay “y incarne toujours l’autre, le différent dans cette perspective aveugle, toujours impensée – impensable? – de la normalité hétérosexuelle” (Béhotéguy 2013: 158). Di conseguenza, spesso tali romanzi non riescono nel tentativo di raccontare l’omosessualità come “un élément parmi d’autres de l’incroyable diversité humaine” (ibid.). In anni più recenti, Tarif (2018) descrive l’offerta degli albi illustrati a tematica LGBTQ+ francese come ancora conservatrice e soggetta a forti censure, mentre Chapman (2021) denuncia la scarsità di romanzi per adolescenti con protagonisti bisessuali.
Eppure qualcosa si muove, e anche nello spazio di pochi anni si può assistere a importanti mutamenti della produzione letteraria, specialmente su temi così sensibili e legati ai diritti civili, dunque oggetto di costanti dibattiti ed evoluzioni anche a livello politico e sociale. Se si consultano alcune delle bibliografie disponibili sul tema[2], e in particolare la bibliografia del progetto europeo G-BOOK[3], è possibile osservare numerosi indici positivi di cambiamento: i testi letterari a tematica LGBTQ+, albi illustrati, romanzi, graphic novel, sono in costante aumento; molte case editrici offrono in catalogo libri su questi temi, che non sono dunque relegati a una nicchia editoriale; accanto all’omosessualità maschile e femminile, il tema dell’identità di genere è finalmente più rappresentato attraverso la narrazione di storie di personaggi transgender[4]; gli albi illustrati non si limitano a ritrarre le cosiddette famiglie arcobaleno, dando spazio anche a storie d’amore e di amicizia[5]; personaggi LGBTQ+ sono presenti ormai in molti generi letterari, dal romanzo realistico alla fantascienza, al giallo, al romanzo storico o distopico, e sempre più spesso la non eterosessualità è presentata come un dato di fatto che non dà luogo a particolari commenti né problemi[6]; la qualità estetica e letteraria dei libri è in alcuni casi considerevole e i “problem book” appaiono meno numerosi.
Malgrado l’evoluzione positiva dell’offerta editoriale, si osserva invece una scarsa attenzione per questa produzione letteraria dal punto di vista critico e teorico (Chapman 2021; Tarif 2018).
La stessa scarsa attenzione critica caratterizza anche l’Italia (Forni 2021), dove i primi romanzi a tematica LGBTQ+ per adolescenti vengono pubblicati negli anni ’90 in collane prestigiose e innovative come Gaia di Mondadori e Frontiere o Ex libris di Edizioni EL (Rotondo 2010; Liberdatabase 2010). A inaugurare questo filone è un romanzo tradotto dall’inglese, Camilla e i suoi amici di Sandra Scopettone (1992), mentre il primo romanzo italiano è di Renzo Giusti (Furto in classe, 1997). Nel 1996, Pensando ad Annie di Nancy Garden (1996) racconta la prima storia d’amore fra due ragazze. Nella maggior parte dei casi si tratta di romanzi tradotti dall’inglese, talvolta dal francese, che rappresentano prevalentemente l’omosessualità maschile. Per quanto riguarda gli albi illustrati, il primo in assoluto, un unicum per l’epoca, è Maiepoimai di Adela Turin con le illustrazioni di Letizia Galli e Sylvie Selig, pubblicato nel 1977 dalla storica casa editrice femminista Dalla parte delle bambine (Pederzoli 2013). L’albo si colloca nel fecondo filone della riscrittura sovversiva e in chiave femminista delle fiabe classiche, raccontando la storia di una principessa che invece di sposare un principe decide di andare a vivere con una strega. Dopo questa prima pubblicazione, bisogna però aspettare più di trent’anni per assistere all’uscita del celebre albo E con Tango siamo in tre di Justin Richardson (2010), ispirato alla storia vera di una coppia di pinguini maschi che allevano insieme un cucciolo, pubblicato da Edizioni junior a cinque anni di distanza dal testo originario. Questo ritardo nella pubblicazione di un picturebook a tematica LGBTQ+ in anni recenti non è casuale e mostra le fortissime resistenze sociali tuttora esistenti in Italia circa l’opportunità di parlare di questi temi in particolare a bambini e bambine in età prescolare (Spallaccia 2021). Proprio constatando la penuria di albi illustrati sul tema, nel 2011 nasce Lo Stampatello, una piccola casa editrice indipendente e militante che si specializza nei temi dell’omogenitorialità, dell’omoaffettività e del contrasto agli stereotipi di genere (Illuminati, Pederzoli 2021; Spallaccia 2021; Forni 2021, 2018; Illuminati 2017). Lo Stampatello traduce molti albi dall’inglese e dal francese e ne pubblica altri di autrici italiane, affrontando in maniera semplice e chiara (da cui il titolo della casa editrice) anche temi spinosi quali la maternità per altre/altri e la procreazione medicalmente assistita (Perché hai due mamme e Perché hai due papà, entrambi di Francesca Pardi con le illustrazioni di Annalisa Sanmartino e Giulia Torelli). Uno degli albi più famosi di questa casa editrice, Piccolo uovo, scritto da Francesca Pardi e illustrato da Altan, una fiaba sulle famiglie moderne, molteplici e diverse fra loro ma tutte amorevoli, ha vinto il premio Andersen nel 2012, garantendo alla casa editrice una certa visibilità ma suscitando anche molte critiche e tentativi di censura.
Nel complesso, però, in Italia gli albi illustrati a tematica LGBTQ+ continuano a essere pubblicati prevalentemente da piccole case editrici di nicchia, indipendenti e militanti, quali appunto lo Stampatello o Settenove, che offrono un catalogo molto interessante e innovativo, ma che tuttavia faticano a imporsi capillarmente sulla scena nazionale (Illuminati, Pederzoli 2021). In alcuni casi si osserva la presenza di una forte dimensione didascalica e/o di attivismo che soffoca la componente letteraria e artistica, inoltre l’omogenitorialità appare l’unico tema possibile, mentre mancano quasi completamente personaggi LGBTQ+ in cui bambine e bambini possano identificarsi (Spallaccia 2021; Forni 2018, 2021). Quanto ai romanzi per adolescenti, viene meno questa “specializzazione” di nicchia da parte delle case editrici indipendenti[7], che pure svolgono un ruolo fondamentale anche traducendo da lingue minoritarie interessanti romanzi ambientati a scuola (ad esempio Camelozampa con Drama Queen del nederlandese Derk Visser, una avvincente storia d’amore fra due ragazze, o Mimebù con Dobbiamo essere leoni della norvegese Line Baugstø, in cui la protagonista è una ragazzina transgender). Nell’ormai lontano 2010 Rotondo si concedeva un cauto ottimismo circa l’aumento di romanzi a tematica LGBTQ+, e ad oggi questi libri sono ancora più numerosi, tuttavia basta confrontare le pochissime bibliografie italiane esistenti con quelle francesi per constatare una notevole differenza sia in termini quantitativi, sia per quanto concerne la varietà di temi, personaggi e generi romanzeschi, così come la qualità delle opere[8]. Nel complesso, dunque, in Italia si pubblica meno rispetto alla Francia, i libri sono meno vari dal punto di vista del genere testuale, permangono i cosiddetti “problem book”, l’omosessualità maschile è più rappresentata di quella femminile, le identità trans sono presenti in pochissime pubblicazioni[9], le altre lettere dell’acronimo sono sostanzialmente assenti, infine si osserva la tendenza a rappresentare quasi esclusivamente personaggi bianchi e del ceto medio[10].
Sia in Francia che in Italia, lo sviluppo di una letteratura per l’infanzia su queste tematiche ha suscitato reazioni molto negative e tentativi di censura da parte dei detrattori della cosiddetta “teoria del gender”, un’invenzione strumentale da parte di associazioni e partiti ultraconservatori e ultracattolici, “a rhetorical device that has been used extensively across Europe by a galaxy of reactionary forces to contest the concept of gender itself, as well as to thwart the implementation of any gender-positive intervention, and to delegitimize feminist and LGBTQ+ stances” (Baccolini, Pederzoli, Spallaccia 2019: 26). Per quanto riguarda l’Italia, sono tristemente noti gli episodi di censura rivolti a libri accusati di diffondere la “propaganda gender” da parte del Sindaco di Venezia, nel 2015, o, più di recente a Verona e a Todi (cfr. Lepri 2019).
Inoltre, chi scrive e chi pubblica per queste fasce d’età tende spesso ad auto-censurarsi ancora prima di imbattersi nelle accuse di qualche istanza politica ultra-conservatrice (cfr. Tarif 2018). La scrittrice Emanuela Salvi osserva al riguardo come in Italia gran parte della letteratura per l’infanzia sia “dumbed down”, “impoverita ed edulcorata” per rassicurare insegnanti e genitori e preservare la presunta innocenza di bambini e bambine (2015: 44). Secondo Salvi, si tratta di un’operazione di “conoscenza soggiogata” funzionale, per alcuni gruppi sociali, a “conformare la realtà alle proprie speranze e ai propri valori” (ibid.). Non a caso, molti dei libri considerati in Italia come più originali e apprezzabili sono traduzioni, ma, al tempo stesso, molti dei libri considerati fra i più interessanti nei paesi di origine non sono tradotti in italiano.
3. La letteratura per ragazze e ragazzi a tematica LGBTQ+ tradotta dal francese in italiano
Il corpus oggetto dell’analisi[11] è stato elaborato confrontando numerose bibliografie francesi (cfr. nota 2) dedicate specificamente a libri per ragazzi e ragazze a tematica LGBTQ+ con le poche bibliografie italiane esistenti[12] e soprattutto con il catalogo nazionale delle biblioteche (OPAC). È inoltre il frutto di anni di ricerche nell’ambito di diversi progetti sulla letteratura per l’infanzia in prospettiva di genere (cfr. Pederzoli, Illuminati 2021). Pur non avendo pretesa di totale esaustività, tale corpus è indicativo rispetto al volume di libri pubblicati, alla tipologia di testi scelti dalle case editrici italiane e alla loro evoluzione negli anni.
3.1. Evoluzione temporale, case editrici e fasce d’età
I primi albi illustrati a tematica LGBTQ+ tradotti dal francese sono stati pubblicati in anni molto recenti. Il più datato precede di un anno la pubblicazione del primo picturebook interamente dedicato a una famiglia arcobaleno, E con Tango siamo in tre, nel 2010. Si tratta del celebre Catalogue de parents: pour les enfants qui veulent en changer (2008), uscito in Italia nel 2009 per Babalibri: nell’ambito di una straordinaria ed esilarante carrellata di genitori improbabili e buffissimi, Claude Ponti include in questo albo anche una famiglia con cinque mamme e una con cinque papà.
Tutti gli albi del corpus, a eccezione di uno edito da Piemme, sono stati pubblicati da case editrici indipendenti, caratterizzate da un catalogo ben riconoscibile: Babalibri, che propone gli albi illustrati de l’école des loisirs; Editoriale scienza, specializzata nella divulgazione scientifica per ragazze e ragazzi; Settenove e lo Stampatello, dichiaratamente militanti, attente agli aspetti di genere e contro le discriminazioni; Terre di mezzo, attenta ai temi sociali; la Margherita, marchio di Castello Edizioni dedicato ad albi illustrati di qualità; Clichy, specializzata in traduzioni dal francese. Del resto, fatta eccezione per Nathan e Gauthier-Languereau, oggi proprietà di Hachette, anche le case editrici francesi che hanno pubblicato originariamente gli albi del corpus sono indipendenti e si distinguono per il loro catalogo ricercato: dall’école des loisirs, quasi “istituzionale” nel suo essere diventata un punto di riferimento per le scuole, a editori più sperimentali quali Rouergue, Actes sud e P’tit Glénat, o ancora a Talents Hauts, dichiaratamente femminista. Si tratta di una tendenza in linea con quanto accade in generale nell’ambito dell’albo illustrato, in cui si traduce molto dal francese attingendo alla fetta editoriale più innovativa e di qualità, sebbene anche in Francia esista evidentemente una produzione commerciale. A stupire, però, è che nessuna grande casa editrice italiana pubblichi questi albi, il che conferma che i testi a tematica LGBTQ+ faticano in Italia a uscire da una sorta di nicchia editoriale, non essendo ancora del tutto sdoganati dal punto di vista culturale e sociale. La riluttanza e il timore di trattare temi considerati delicati e difficili si riflette anche, in alcuni casi, in una discrepanza nelle fasce d’età consigliate, con un innalzamento dell’età del pubblico di riferimento: ad esempio l’albo “documentaire” Bisous à table! Mamaaan! di Delphine Godard e Natahlie Weil, che tratta temi come la procreazione medicalmente assistita e la gestazione per altre/altri nelle coppie dello stesso sesso, consigliato da Nathan per i 3-5 anni, è indicato da Editoriale Scienza a partire dai nove anni.
Per quanto concerne i romanzi, tra l’inizio degli anni ’90 e i primi anni 2000 vengono tradotte alcune importanti opere di autrici e autori canonizzati nell’ambito della letteratura per l’infanzia francese. Tutti questi romanzi, tranne uno, sono stati pubblicati in Francia dall’école des loisirs e successivamente tradotti in italiano da grandi editori, all’interno di collane innovative e sperimentali come Frontiere o Ex libris di EL, del gruppo Einaudi, oppure Extra di Giunti. È il caso di Chris Donner, Les Lettres de mon petit frère, pubblicato in Italia nel 1993 con il titolo di Lettere dal mare, Christophe Honoré, Mon cœur bouleversé (Sottosopra, 2000), Marie-Aude Murail (Oh boy! e Maïté coiffure, pubblicati con lo stesso titolo rispettivamente nel 2008 e nel 2011). Dal punto di vista delle fasce d’età, Les lettres de mon petit frère è il solo romanzo a rivolgersi a bambini e bambine dagli otto anni, un’indicazione rispettata anche nell’edizione italiana. Gli altri fanno parte della collana Médium, destinata agli 11-14 anni, ma nella versione italiana sono rivolti a una fascia d’età più alta, come nel caso delle collane Frontiere e Ex libris di EL, pensate per un pubblico Young Adults, o come nel caso di Oh boy!, consigliato sul sito della casa editrice a partire dai quattordici anni. Questo aspetto sembra ancora una volta indicare una certa riluttanza ad affrontare queste tematiche, che vengono allora destinate a un pubblico più maturo rispetto a quello originario. Un ultimo caso interessante è rappresentato dal romanzo Comme tu as changé di Guillaume Le Touze, pubblicato nel 1992 dalle Editions de l’Olivier per un pubblico adulto, e tradotto in italiano nel 1996 con il titolo di Come sei cambiato all’interno della collana Frontiere di EL. Sebbene nel 2008 il romanzo sia stato riedito in Francia da Actes Sud in una collana per giovani adulti, Babelj, stupisce osservare che nel 1996 sia stato pensato per un giovane pubblico, nonostante la presenza di una scena di violenza sessuale molto cruda ed esplicita. Questa scelta mostra come alcune collane per ragazze e ragazzi dirette da grandi protagoniste della scena letteraria come Orietta Fatucci, nel caso di EL, fossero audaci e innovative, e non temessero di trattare tematiche per l’epoca tabù attraverso romanzi coraggiosi (Hamelin 2011). In anni più recenti, invece, malgrado l’offerta in lingua francese di pubblicazioni di qualità a tematica LGBTQ+, solo Camelozampa, piccola ma ricercata casa editrice indipendente, nel 2018 pubblica 3300 secondi, un breve romanzo a quattro voci di Fred Paronuzzi in cui una delle protagoniste è una ragazza innamorata di una compagna di classe (titolo originale: Là où je vais). Se si considera che in Italia si traduce molto dal francese nell’ambito della letteratura per ragazze e ragazzi (cfr. Piacentini 2019)[13], la scarsità di traduzioni su questi temi denota poca sensibilità per questo tipo di romanzi o forse una certa reticenza nel decidere di pubblicarli.
Diverso ancora il caso delle graphic novel, che rappresentano attualmente una fucina di narrazioni spesso all’avanguardia anche nell’ambito della letteratura per Young Adults. Se nel 2010 Pellitteri poteva ancora affermare che “la maggior parte degli autori che trattano nei loro fumetti argomenti legati agli orientamenti erotici che esulino dall’eterosessualità si rivolgono a un pubblico di adulti” (2010: 31), oggi non è più così. È interessante però osservare come le edizioni francesi di graphic novel per questo pubblico con personaggi o temi LGBTQ+ siano più esplicitamente segnalate come tali[14], mentre le corrispondenti traduzioni italiane talvolta risultano più vaghe nella segnalazione della fascia d’età. Culottées di Pénolope Bagieu è pubblicato da Gallimard jeunesse, Tanz di Maurane Mazars è indicato dall’editore a partire dai quindici anni, La fille dans l’écran di Lou Lubie e Manon Desveaux è inserito all’interno di Marabulles, una collana che contiene anche graphic novel per ragazzi e ragazze, e in ogni caso ha vinto in Francia il Prix Jeunesse pour l’égalité. Nel caso delle edizioni italiane, sia Indomite di Bagieu che La ragazza nello schermo sono pubblicate in collane non specificamente pensate per un giovane pubblico rispettivamente da Bao Publishing e Comicout, che pure offrono collane dedicate a queste fasce d’età. Un caso particolare è rappresentato da Le bleu est une couleur chaude di Julie Maroh (2010), pubblicato in francese da Glénat. Benché questo romanzo grafico non sia stato scritto né sia presentato esplicitamente per un pubblico di giovani, di fatto si presta bene per questo lettorato, essendo una storia di formazione con una protagonista adolescente. Questa famosa graphic novel, cui si è ispirato il fortunato film La vie d’Adèle di Abdellatif Kechiche, è stata pubblicata in Italia per un pubblico generalista da ben due editori diversi, sempre con il titolo Il blu è un colore caldo: nel 2013 da Rizzoli Lizard e nel 2018 da Panini. Come si può osservare infine passando in rassegna i testi del corpus, tutte queste graphic novel sono molto recenti e spesso pubblicate da case editrici ricercate e di nicchia, come nel caso di Bao Publishing, Tunué o Comicout.
3.2. Personaggi e tematiche LGBTQ+
Nei testi del corpus, i personaggi LGBTQ+ non sono sempre protagonisti, né queste tematiche sono messe necessariamente in primo piano. Nel caso degli albi illustrati, sia nel Catalogue de parents: pour les enfants qui veulent en changer, sia in Bisous à table! Mamaaan!, le famiglie con genitori dello stesso sesso vengono rappresentate, su un piano di eguale dignità, accanto ad altre tipologie di famiglie moderne, allargate, monogenitoriali, adottive, ecc. Le quattro Déclarations des droits des filles, Déclarations des droits des garçons, Déclarations des droits des mamans, Déclarations des droits des papas, pubblicate in Francia da Talents Hauts e in Italia dallo Stampatello, che rappresentano una sorta di catalogo giocoso e gioioso basato sul diritto di poter essere e vivere come si vuole nella propria unicità, si concludono tutte con il diritto di amare chi si vuole e con illustrazioni che mostrano anche coppie dello stesso sesso. I due romanzi grafici di Pénélope Bagieu, Culottées, presentano una ricca panoramica di donne, famose e non, che hanno compiuto grandi imprese, fra le quali figurano personaggi bisessuali (Josephine Baker), omosessuali (Tove Jansson) o transgender (Christine Jorgensen).
In diversi romanzi il giovane ragazzo gay non è il protagonista della storia, ma viene filtrato attraverso lo sguardo di un altro personaggio, ad esempio il fratello minore in Lettres de mon petit frère di Donner e Mon coeur bouleversé di Honoré. In questi casi lo sguardo innocente ma lucido di un bambino, che accetta con naturalezza l’omosessualità del fratello maggiore, è funzionale a denunciare in maniera efficace e non didascalica l’omofobia dimostrata dai genitori.
In Princesse Kevin di Michaël Escoffier e Mademoiselle Zazie et la robe de Max, il tema non è tanto l’omosessualità quanto la non conformità di genere, che caratterizza le persone “who don’t conform to society’s expectations of gender expression based on the gender binary, expectations of masculinity and femininity, or how they should identify their gender” (UC Berkeley Gender Equity Resource Centre cit. in Spallaccia 2021: 87). La non conformità di genere non è peraltro necessariamente legata a un orientamento non eterosessuale, e infatti Max, che ama indossare un vestito rosa, è fidanzato con una bambina. In questo caso, dunque, l’albo sembra più un invito ad essere se stessi al di là degli stereotipi, mentre la questione dell’identità di genere appare più approfondita nell’albo di Escoffier, in cui Kevin alla fine rinuncia a essere una principessa perché questo comporta indossare vestiti e scarpe scomodi, ma decide di diventare una sirena.
L’albo La princesse, le loup, le chevalier et le dragon è un caso emblematico di riscrittura sovversiva della fiaba classica, con una principessa rissosa che non vuole sposare un principe altrettanto rissoso e due co-protagonisti, un drago e un lupo, che si innamorano follemente l’uno dell’altro.
Nei restanti testi, fatta eccezione per Les papas de Violette, che parla di una famiglia omogenitoriale, i protagonisti sono ragazzi gay e ragazze lesbiche – si osserva peraltro un certo equilibrio numerico fra i due generi[15] – spesso alle prese con storie d’amore più o meno travagliate. Nel corpus c’è dunque pochissimo spazio per la bisessualità e le identità transgender, per non parlare di altre identità od orientamenti minoritari.
Nessuno dei testi del corpus può essere definito un “problem” o “issue book”, anche perché la qualità della scrittura e delle illustrazioni è sempre molto elevata. A variare molto, invece, è la rappresentazione dell’omosessualità, anche in rapporto ai diversi momenti storici. Nei romanzi degli anni ’90, “prevaleva un’atmosfera più preoccupata, spesso drammatica se non addirittura tragica, quasi a segnalare l’estrema difficoltà per i giovani di vivere in ambienti e situazioni connotati da forti pregiudizi omofobi che associavano inevitabilmente omosessualità a intolleranza, emarginazione, esclusione, violenza, malattia, morte” (Rotondo 2010: 23). In Lettres de mon petit frère di Donner, il rifiuto dell’omosessualità del figlio maggiore da parte dei genitori provoca un forte disagio in tutti i membri della famiglia che si ripercuote poi sulle vacanze; il protagonista di Comme tu as changé subisce una violenza sessuale da parte di un adulto in una situazione di estrema vulnerabilità; in Mon coeur bouleversé di Honoré, il fratello maggiore del protagonista è morto di HIV. Eppure anche in anni più recenti non è sempre vero, come afferma Rotondo, che “il tono appare più sereno. Disteso, ‘normale’, quasi a voler affermare attraverso le narrazioni che l’omosessualità fa parte della natura umana nella sua varietà di orientamenti sessuali” (ibid.). Violette, ad esempio, è bullizzata da compagni e compagne perché ha due papà (Les papas de Violette, 2017); la storia d’amore fra Clémentine e Emma in Le bleu est une couleur chaude (2010) è dolorosa e travagliata, e finisce con la morte di una delle protagoniste. Certo, la storia è ambientata fra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000 e rende conto dell’atmosfera culturale dell’epoca, tuttavia attinge anche a una serie di topoi tipici dei romanzi di questo tipo, che Béhotéguy definisce “romans du conflit”, i quali
recréent une société dont les membres vont prendre position par rapport à un personnage stigmatisé. Une polyphonie discursive orchestre alors la violence d’un monde d’injures dans lequel le jeune gay va prendre conscience de sa différence. Loin de servir seulement de dramatisation, le monde d’injures dans la fiction est l’écho de l’agression verbale homophobe dont tout homosexuel est un jour ou l’autre victime dans le monde réel. (2013: 151)
Non mancano, tuttavia, le storie d’amore a lieto fine. Léa, una delle quattro voci di Là où je vais di Paronuzzi, si dichiara a una compagna di classe che la ricambia, e prova per la prima volta le gioie e i piaceri di una relazione sentimentale ed erotica. Nella graphic novel La fille dans l’écran (2019), Coline e Marley iniziano a scambiarsi via web, l’una dalla Francia, l’altra dal Canada, una serie di consigli professionali poiché entrambe sono artiste. Le mail diventano via via un fitto dialogo che servirà loro come impulso e incoraggiamento a inseguire le proprie passioni, uscendo così da un momento di crisi e innamorandosi l’una dell’altra. Uno degli aspetti più interessanti di questa graphic novel è proprio l’attenzione per il tema dell’identità e dell’unicità di ciascuna persona. L’omosessualità non viene descritta come tratto dominante della personalità delle due ragazze, come invece accade in molti libri “a tema”, al contrario le due protagoniste sono personaggi a tutto tondo. Lo stesso vale per Barthélémy, l’irresistibile protagonista di Oh boy!, perfettamente a suo agio con se stesso, o ancora per Uli, il giovane ballerino protagonista della graphic novel Tanz (2020). In quest’ultimo romanzo di formazione, l’omosessualità di Uli è mostrata con naturalezza, senza mai diventare l’aspetto principale della sua identità, che è invece sfumata e complessa, in bilico fra vita e danza, fra Europa e Stati Uniti in un Dopoguerra segnato da povertà e discriminazioni. È questo peraltro l’unico caso, all’interno del corpus, in cui vengono rappresentati personaggi neri evocando il carattere intersezionale delle discriminazioni di genere e di razza.
4. Problematiche e strategie traduttive
Se la traduzione della letteratura per ragazze e ragazzi in prospettiva di genere rappresenta un ambito di ricerca recente (cfr. Illuminati 2021), la riflessione sulla traduzione di testi a tematica LGBTQ+, tanto per adulti quanto per il giovane pubblico, è ancora agli albori. Eppure,
on a larger theoretical level, notions of translation as a performative practice, as an imitation with at best tenuous link to the idea of an original, as an indefinite deferral of meaning, but also as a site of othering, hegemony and subalternity, mark it out as always already queer[16] and as an appropriate metaphor for the exploration of queerness itself. (Epstein, Gillet 2017b: 1)
Per quanto concerne la traduzione della letteratura per ragazze e ragazzi, Epstein afferma che è giunto il tempo di “to queer and queery translation, which means analyzing it from the perspective of queer studies and using queer strategies to translate texts” (2017: 120). Rifacendosi alle nozioni e agli strumenti critici e concettuali degli studi postcoloniali e della traduzione femminista e analizzando alcuni casi particolari di traduzioni di romanzi Young Adults dall’inglese allo svedese, Epstein osserva l’esistenza di due distinte e opposte strategie. La prima, “acqueering”, si verifica quando chi traduce tende a “emphasize or even increase queerness”, spingendo lettori e lettrici a notare il carattere queer di un personaggio o una situazione, o ancora tentando di “‘hijack’ a reader’s attention by bringing issues of sexuality and gender identity to the fore” (ibid.: 121). Al contrario, quando chi traduce tende a “remove or downplay queer sexualities, sexual practices, gender identities, or change queerness to the straight/cis norm”, ci troviamo di fronte a una strategia di “eradicalization” (ibid.).
Nel corpus di analisi non si osservano casi eclatanti delle due strategie e nel complesso le traduzioni appaiono efficaci nel rendere in italiano tanto la fisionomia letteraria e stilistica del testo di partenza, quando i contenuti LGBTQ+. In alcuni casi, tuttavia, si osservano alcune scelte, sia testuali sia paratestuali, che incidono sulle modalità attraverso le quali tali tematiche vengono trasmesse. Se si osservano ad esempio le quarte di copertina di Les lettres de mon petit frère e della traduzione italiana, Lettere dal mare, si notano alcune differenze significative. Nelle vecchie edizioni francesi, la quarta riporta semplicemente una sintesi della trama. Nell’edizione più recente è stato aggiunto un breve commento in corsivo, “Dès sa première parution, ce livre délicat, unique et follement drôle a soulevé l’enthousiasme des critiques et des jeunes lecteurs. Il est l’un des grands classiques de la littérature pour enfants aujourd’hui”. Tale commento esalta le qualità del romanzo, definito un vero e proprio classico, sottolineandone gli aspetti principali attraverso gli aggettivi “délicat”, “unique” e “follement drôle”, senza menzionare il tema dell’omosessualità. Le due edizioni italiane, pubblicate nel 1993 e nel 2010 da Einaudi Ragazzi nella traduzione di Maria Vidale, presentano una quarta di copertina quasi identica, anch’essa una sintesi della trama. Nella prima edizione la quarta si conclude con una breve frase di commento: “Perché Christophe è lontano? Di che cosa si è reso ‘colpevole’? Il racconto epistolare univoco, intessuto di tenerezza e tolleranza, ci condurrà al lieto fine di un riavvicinamento toccante”. Nell’edizione 2010, dopo la domanda “Di cosa si è reso ‘colpevole’” e prima del commento finale, è stata aggiunta un’ulteriore precisazione relativa al tema del romanzo: “L’assenza del fratello maggiore è dovuta alla rivelazione della sua omosessualità. La madre e il padre non la vogliono sentir nominare: impongono ai figli rimasti di non pronunciare il nome del ‘traditore’”. La menzione del tema dell’omosessualità nell’edizione più recente rende conto evidentemente di un cambiamento culturale e sociale. Al tempo stesso, l’utilizzo di termini che rimandano alla sfera delle emozioni e dei sentimenti quali “tenerezza” e “riavvicinamento toccante”, insieme al termine tolleranza, un tempo molto usato e recentemente accantonato per l’idea di asimmetria che implica – si “tollera” qualcosa o qualcuno/qualcuna da una posizione di superiorità ideologica o sociale[17] –, accompagnati poi dal richiamo esplicito al tema dell’omosessualità, tendono a presentare il romanzo come “problem book”. L’omosessualità viene cioè evocata come “problema” da risolvere e da normalizzare (da cui la riconciliazione), in una prospettiva velatamente didattica e moraleggiante. Sono queste caratteristiche dei problem book (Epstein 2013), benché il romanzo in questione non lo sia affatto da un punto di vista testuale, né sia presentato come tale nella quarta francese. A ciò si aggiunga, dal punto di vista della traduzione vera e propria, complessivamente molto ben riuscita, la scelta di tradurre sistematicamente l’espressione “ton copain”, utilizzata dal protagonista per riferirsi al compagno del fratello maggiore, con “il tuo amico”[18]. Mentre in francese il piccolo protagonista appare ben consapevole dell’omosessualità del fratello maggiore, che nomina in maniera naturale utilizzando le parole appropriate (“ton copain” significa letteralmente “il tuo ragazzo”), nell’edizione italiana si è scelto di rendere il ragazzino un testimone innocente di una realtà che non capisce fino in fondo, sminuendone così la maturità e la capacità di accettazione spontanea e affettuosa. Una scelta che Epstein definirebbe di “eradicalization”, ma che va anche pensata in riferimento al contesto culturale italiano, in cui l’omosessualità fatica maggiormente ad essere accettata rispetto alla Francia. In questo senso, è significativo che questa strategia sia rimasta in un’edizione relativamente recente, a quasi vent’anni di distanza dalla prima pubblicazione. In ogni caso, sia le scelte di quarta di copertina, sia la strategia testuale di traduzione di “mon copain” con “il tuo amico” vanno probabilmente ascritte a un tentativo di mediazione editoriale rispetto a un tema considerato spinoso e difficile.
Un altro caso interessante è rappresentato dalla traduzione dell’albo di Emilie Chazerand, illustrato da Gaëlle Souppart, Les papas de Violette (Gautier-Langereau, 2017), in italiano I due papà di Fiammetta (La Margherita, 2019[19]). In questo albo, il tema dell’omogenitorialità è presentato in maniera problematica. Violette a scuola non ha amici né amiche, e tutti la prendono in giro perché ha due papà. Alla fine stringe amicizia con una compagna, Cécile, che come lei viene isolata dal resto della classe dopo che suo padre ha abbandonato per sempre la famiglia. La drammaticità della storia è compensata però dalle modalità stilistiche e narrative, dirette, efficaci e spesso comiche, con cui Violette racconta la propria storia senza autocommiserarsi, mostrando al contrario di condurre una vita serena e felice. La presenza di rime e di giochi di parole, accompagnata alle immagini colorate che ritraggono Violette tranquilla e sorridente insieme ai due papà, contribuiscono anch’esse a rendere la narrazione leggera e piacevole. I due padri non sono perfetti – fanno bizzarre acconciature alla bambina, scattano foto improbabili da mostrare ai parenti e la costringono a suonare il violino benché lei sia negata –, il che li rende più umani e credibili, e il lato comico di alcune situazioni fa sorridere chi legge. La versione italiana mantiene il nucleo narrativo dell’albo, ma appare molto rimaneggiata per quanto concerne linguaggio, tono e stile. In particolare, non vengono riproposte le rime né i giochi di parole, come nel caso del seguente esempio, in cui fra l’altro il riferimento al concetto (positivo) di “folie”, che è un po’ la cifra dello stile di vita di questa famiglia, non è ripreso nella versione italiana, che utilizza l’aggettivo “ridicola” perdendo il rimando metaforico all’eccentricità dei due padri:
Mes pères me font des coiffures bizarres qui me donnent l’air folle dans le miroir. Ils me bichonnent comme un bichon et me chatonnent comme un chaton. Ils m’obligent à continuer le violon alors que je joue comme un jambon… Ils me font les gros yeux si je ne vide pas mon assiette, même quand c’est des salsifis et de l’andouillette. (Chazerand, Souppart 2017: n/p) |
I miei papà mi fanno delle acconciature stravaganti che mi fanno apparire ridicola. Mi danno tanti baci, coccole e grattini e io faccio le fusa come i gatti. Mi obbligano a prendere lezioni di violino, anche se sono negata. Si arrabbiano se non finisco quello che ho nel piatto, anche se si tratta di broccoli. (Chazerand, Souppart 2019: n/p) |
Alcuni dialoghi sono parafrasati, e in questi casi l’eliminazione del discorso diretto toglie autenticità e vivacità alla storia. La versione italiana tende inoltre ad alleggerire la tensione emotiva provata da Violette per l’esclusione di cui è vittima, e che in francese la bambina comunica in maniera diretta ed esplicita. Nel passaggio seguente, ad esempio, la metafora della pietra e la sensazione della pancia dura è parafrasata mediante una frase meno efficace, che sembra quasi voler attenuare la sofferenza della bambina:
- Coucou ma fille préférée ! On va bientôt dîner ! J’avais un appétit de caillou : le ventre dur et pas faim du tout. Mais j’ai quand-même dit : - Un appétit d’ogre ! pour ne pas lui faire de peine. (Chazerand, Souppart 2017: n/p) |
Ecco la mia bimba preferita! Il pranzo è quasi pronto. Hai una fame da lupo o da passerotto? Io non avevo per niente fame, in realtà. Però ho risposto: - Da lupo! Non volevo farlo preoccupare.
(Chazerand, Souppart 2019: n/p) |
Per quanto animata da ottime intenzioni, la versione italiana propone dunque una lettura diversa dell’albo, più didascalica e moraleggiante, quasi del tutto priva della dimensione di creatività e giocosità linguistica dell’albo francese. L’effetto è ancora una volta di mettere l’accento sull’omogenitorialità come questione sociale, proponendone al tempo stesso l’accettazione e la normalizzazione. Interessante appare infine la scelta di come nominare i due padri: in francese semplicemente “Papa” e “Papou” (quest’ultimo è un diminutivo affettuoso paragonabile a “papi” o “papino”), in italiano “Papà” e “Papullo”. Dato il dibattitto acceso e le polemiche sulla capacità genitoriale delle coppie dello stesso sesso, utilizzare un termine che in italiano non è un diminutivo consolidato di papà – malgrado ci fossero altre scelte possibili: papà e babbo; papà e papi; papà e pa’, ad esempio – rischia in qualche modo di togliere dignità a uno dei due padri, benché non sia questa l'intenzione dell'albo francese. Tanto più che a essere chiamato “papà” è il padre biologico della bambina, riconoscibile perché entrambi hanno i capelli rossi, il che a maggior ragione rischia di confinare l’altro padre, “papullo”, in un ruolo simbolicamente inferiore a quello paterno.
Sempre a proposito di scelte terminologiche, all’interno del corpus si osserva infine qualche incertezza nel linguaggio da utilizzare quando si parla di personaggi e temi transgender. È questo il caso del breve racconto grafico dedicato a Christine Jorgensen, prima donna trans americana a essere fortemente mediatizzata, in Culottées di Pénélope Bagieu. Laddove un medico spiega a Christine “On t’a déclarée garçon”, in italiano si è scelta ad esempio un’espressione generica, “sei stato dichiarato maschio”, benché fosse possibile optare per l’espressione più precisa, ovvero “assegnato maschio” (Bagieu 2018: 125). Inoltre in tutto il racconto francese si parla di Christine al femminile, e anche in questo caso il medico che la assiste nel suo percorso utilizza l’accordo al femminile, creando uno scarto morfosintattico con la parola “garçon”, “on t’a déclarée garçon”, che rende molto bene la dimensione di conflitto fra il genere assegnato e quello percepito nelle persone transgender. La traduzione italiana, che in generale rispetta l’uso del femminile per riferirsi alla protagonista, opta invece in questo caso per un accordo al maschile (“sei stato dichiarato maschio”), probabilmente per ragioni di coerenza morfosintattica, perdendo però la sfumatura di senso del francese. Ancora, concludendo la storia della sua vita, Christine osserva “Si je transitionnais aujourd’hui, tout le monde s’en ficherait!”, in italiano “Se avessi fatto il passaggio oggi, non sarebbe importato a nessuno!” (Bagieu 2018: 31). Anche in questo caso, optare per il termine “passaggio” invece di “transizione” non compromette la comprensione del testo, ma non coglie l’opportunità di dare seguito alle rivendicazioni anche linguistiche delle persone transgender.
5. Per una letteratura che racconti il mondo nella sua varietà e molteplicità
L’analisi proposta mostra come le traduzioni dal francese abbiano portato nuova linfa, in termini di temi e modalità narrative e stilistiche, al contesto editoriale e culturale italiano, sia storicamente, grazie ai romanzi degli anni ’90, sia in tempi recentissimi, mediante albi e graphic novel sperimentali e innovative. Al tempo stesso la relativa scarsità di traduzioni, rapportata a una più generale tendenza a tradurre molto dal francese nell’ambito della letteratura per l’infanzia, la dice lunga sulle resistenze che queste tematiche incontrano ancora oggi in Italia. Non si può dunque che auspicare, per il futuro, che le case editrici attingano maggiormente al bacino delle pubblicazioni francesi, caratterizzato da grande varietà e qualità, favorendo così grazie all’impulso delle traduzioni un rinnovamento della produzione italiana, come da sempre avviene nella letteratura per l’infanzia (Nières-Chevrel 2009).
Tradurre e riflettere sulla traduzione della letteratura per ragazze e ragazzi a tematica LGBTQ+ in una prospettiva di genere (Castro, Ergun 2017) e queer (Epstein, Gillet 2017a) implica andare oltre il dibattito fra approccio descrittivo e approccio prescrittivo alla traduzione, collocandosi in una ideale dimensione “performativa”, consapevole delle ricadute sociali e politiche di ciò che si traduce e si pubblica in un certo contesto culturale. Implica inoltre, da parte di chi traduce e di chi pubblica, una sensibilità e un’attenzione non soltanto per questi temi, ma anche per un linguaggio di genere e inclusivo che sia il più possibile rispettoso di tutte le soggettività che compongo la società (Epstein 2013; Cavallo, Lugli, Prearo 2021; Gérardin-Laverge 2020).
Nella lettera conclusiva del romanzo Le blues des petites villes, Rébecca descrive all’amata Sidonie il giardino della loro nuova scuola e immagina che:
nous y serons des myosotis, que l’on appelle aussi herbe d’amour, au milieu des coquelicots, des pâquerettes, des ancolies et des boutons-d’or. Notre couleur à nulle autre pareille se mêlera harmonieusement aux autres, car les fleurs de champs ont la particularité d’avoir toute leur place dans une diversité telle qu’il n’y existe pas de dominante. […] Oui, mon poulpe, nous pourrons nous aimer sans être à deux contre le monde entier. Il n’y aura plus de limites à notre bonheur. (Chiarello 2014: 205)
La metafora dei fiori di campo e dei colori fra i quali “il n’y existe pas de dominante” rende bene l’ideale di una società in cui ci sia rispetto e spazio per l’unicità di ciascuna persona, ideale al quale la letteratura e la traduzione possono avvicinarci attraverso la narrazione.
Corpus studiato
Albi illustrati
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2014a) La déclaration des droits des filles, Paris, Talents Hauts. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2015a) La dichiarazione dei diritti delle femmine, trad. Maria Silvia Fiengo, Milano, Lo Stampatello. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2014b) La déclaration des droits des garçons, Paris, Talents Hauts. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2015b) La dichiarazione dei diritti dei maschi, trad. Maria Silvia Fiengo, Milano, Lo Stampatello |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2016a) La déclaration des droits des mamans, Paris, Talents Hauts. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2016c) La dichiarazione dei diritti delle mamme, Milano, Lo Stampatello. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2016b) La déclaration des droits des papas, Paris, Talents Hauts. |
Brami, Élisabeth e Estelle Billon-Spagnol (2016d) La dichiarazione dei diritti dei papà, Milano, Lo Stampatello. |
Chazerand, Émilie e Gaelle Souppart (2017) Les papas de Violette, Vanves, Gautier-Languereau. |
Chazerand, Émilie e Gaelle Souppart (2019) I due papà di Fiammetta, Cornaredo, La Margherita, coll. L’orango rosa. |
Douzou, Olivier (2016) Buffalo belle, Arles, Rouergue. |
Douzou, Olivier (2017) Buffalo Bella, trad. Giusi Quarenghi, Cagli, Settenove, coll. Illustrati. |
Escoffier, Michaël e Roland Garrigue (2018) Princesse Kevin, Grenoble, P’tit Glénat, coll. Les incontournable. |
Escoffier, Michaël e Roland Garrigue (2019) Principessa Kevin, trad. Maria Pia Secciani, Firenze, Clichy, coll. Carrousel - Albi illustrati per bambini. |
Godard, Delphine e Nathalie Weil (2016) Bisous à table! Mamaaan!, illustr. Stéphane Nicolet, Paris, Nathan, coll. Onomatopées. |
Godard, Delphine e Nathalie Weil (2018) Quante famiglie!: [tutte le risposte alla domande sul vivere insieme], trad. Francesca Gregoratti, illustr. Stéphane Nicolet, Firenze-Trieste, Editoriale Scienza, coll. Pop-up & co. |
Lenain, Thierry (2010) Mademoiselle Zazie et la robe de Max, ill. Delphine Durand, Paris, Nathan, coll. Premiers romans. |
Lenain, Thierry (2016) Zazì, i maschi si vestono di rosa?, trad. Simona Mambrini, ill. Delphine Durand, Milano, Piemme, coll. Il battello a vapore, serie bianca. |
Leroy, Jean e Béatrice Rodriguez (2017) La princesse, le loup, le chevalier et le dragon, Arles, Actes Sud, coll. Encore une fois. |
Leroy, Jean e Béatrice Rodriguez (2018) La principessa, il lupo, il cavaliere e il drago, trad. Giulia Genovesi, Milano, Terre di mezzo. |
Ponti, Claude (2008) Catalogue de parents: pour les enfants qui veulent en changer: collection automne-hiver-printemps-été, Paris, l’école des loisirs, coll. Albums. |
Ponti, Claude (2009) Catalogo dei genitori per i bambini che vogliono cambiarli, trad. Pierre Lepori, Milano, Babalibri, coll. Albi illustrati. |
Romanzi
Donner, Chris (1991) Les Lettres de mon petit frère, Paris, l’école des loisirs, coll. Neuf. |
Donner, Chris (1993) Lettere dal mare, trad. Giampaolo Mauro, Torino, Einaudi ragazzi, coll. Narrativa. |
Le Touze, Guillaume (1992) Comme tu as changé, Paris, Éd. de l’Olivier. |
Le Touze, Guillaume (1996) Come sei cambiato, trad. Maria Vidale, Trieste, EL, coll. Frontiere. |
Murail, Marie-Aude (2000) Oh boy !, Paris, l’école des loisirs, coll. Médium. |
Murail, Marie-Aude (2008) Oh, boy!, trad. Federica Angelini, Firenze-Milano, Giunti junior, coll. Extra. |
Murail, Marie-Aude (2004) Maïté coiffure, Paris, l’école des loisirs, coll. Médium. |
Murail, Marie-Aude (2011) Nodi al pettine, trad. Federica Angelini, Firenze-Milano, Giunti, coll. Extra. |
Paronuzzi, Fred (2012) Là où je vais, Paris, Thierry Magnier. |
Paronuzzi, Fred (2018) 3300 secondi, trad. Mirella Piacentini, Monselice, Camelozampa. |
Graphic novel
Bagieu, Pénélope (2017) Culottées: des femmes qui font ce qu’elles veulent, Paris, Gallimard jeunesse, coll. Bande dessinée, 2 vol. |
Bagieu, Pénélope (2018) Indomite: storie di donne che fanno ciò che vogliono, Milano, Bao publishing, 2 vol. |
Maroh, Julie (2010) Le bleu est une couleur chaude, Grenoble, Glénat, hors série.
|
Maroh, Julie (2013) Il blu è un colore caldo, trad. Federica Zicchiero, Milano, Rizzoli Lizard. Maroh, Julie (2018) Il blu è un colore caldo, trad. Vania Vitali, lettering di Lucia Truccone, edizione a cura di Diego Malara, Modena, Panini. |
Lubie, Lou, Manon Desveaux (2019) La fille dans l’écran, Vanves, Marabout, coll. Marabulles.
|
Lubie, Lou, Manon Desveaux (2019) La ragazza nello schermo, trad. Sarah Di Nella, Roma, ComicOut, coll. Graphic novel. |
Altri testi letterari a tematica LGBTQ+
Baugstø, Line (2021) Dobbiamo essere leoni, trad. Sara Culeddu, Sesto San Giovanni, Mimebù.
Bruel, Christian (1999) L’heure des parents, Paris, Être.
Chiarello, Fanny (2014) Le blues des petites villes, Paris, l’école des loisirs, coll. Médium.
Fastier, Yann (2014) La Volte, Vincennes, Talents Hauts.
Fastier, Yann (2020) Danxomè, Vincennes, Talents Hauts, coll. Les Héroïques.
Garden, Nancy (1996) Pensando ad Annie, Milano, Mondadori, coll. Supertrend.
Garralon, Claire (2020) L.O.L.A., Arles, Actes Sud Junior, coll. D’une seule voix.
Giusti, Renzo (1997) Furto in classe, Firenze, Giunti, coll. Giunti ragazzi universale.
Honoré, Christophe (1998) Je ne suis pas une fille à papa, Paris, Thierry Magnier.
Lemin, Ania (2003) Elle, Esperluète, Noville-sur-Mehaigne, coll. Cahiers.
Lenain, Tierry (1992) Je me marierai avec Anna, Paris, Éd. du Sorbier.
Manni, Fiore (2021) Come le cicale, Milano, Rizzoli, coll. Ragazzi.
Melquiot, Fabrice e Isabelle Pralong (2021) Polly, Genève, La joie de lire.
Pardi, Francesca e Altan (2011) Piccolo uovo, Milano, Lo Stampatello.
Pardi, Francesca, Annalisa Sanmartino e Giulia Torelli (2012) Perché hai due mamme?, Milano, Lo Stampatello.
Pardi, Francesca, Annalisa Sanmartino e Giulia Torelli (2014) Perché hai due papà?, Milano, Lo Stampatello.
Richardson, Justin e Henry Cole (2010) E con Tango siamo in tre, Azzano San Paolo, Junior.
Roumiguière, Cécile (2020) Filles de la Walïlü, Paris, l’école des loisirs, coll. Médium.
Scopettone Sandra (1992) Camilla e i suoi amici, Milano, Mondadori, coll. Gaia Junior.
Scotto, Thomas e Olivier Tallec (2015) Jérôme par cœur, Arles, Actes sud junior, coll. Encore une fois.
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Note
[1] In questo articolo si utilizzerà l’acronimo LGBTQ+ per riferirsi alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer. Il simbolo + rimanda a ulteriori possibili identità – di genere, sesso o di orientamento sessuale – non eterosessuali e non binarie, quali ad esempio intersex, pansessuali, asessuali (cfr. Cavallo, Lugli, Prearo 2021).
[2] Si vedano ad esempio (ma sono solo alcune delle proposte disponibili online): Bibliographie du Comité LGBTA -Alliance des professeures et professeurs de Montréal (2019),
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwi72PPmneH1AhWNQfEDHZoWDbMQFnoECAwQAQ&url=https%3A%2F%2Falliancedesprofs.qc.ca%2Fwp-content%2Fuploads%2F2019%2F04%2F1000-Bibliographie-et-coups-de-coeur-LGBTA.pdf&usg=AOvVaw1CvSXKrbhkOaYhwEQBKs09; Bibliothèques jeunesse, “Liste de livres LGBT Jeunesse
numérisés et classifiés” (2018),
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwiduPG8nuH1AhUNS_EDHdnvAWcQFnoECA0QAw&url=https%3A%2F%2Flegothequeabf.files.wordpress.com%2F2018%2F10%2FJ_livres_LGBT_v7.pdf&usg=AOvVaw2N223-YZc5WpQe-bHKNPuy; “Livres sur la diversité sexuelle et de genre” (2020),
[3] I progetti europei G-BOOK “Gender Identity: Child Readers and Library Collections” (2017-2019) e G-BOOK 2 “European Teens as Readers and Creators in Gender-Positive Narratives” (2020-2022), coordinati dal centro MeTRa dell’Università di Bologna (Dip. di Interpretazione e Traduzione) con la partecipazione di altre tre università e tre biblioteche pubbliche europee, sono volti a promuovere una letteratura per l’infanzia e per ragazze e ragazzi “positiva” dal punto di vista dei ruoli e modelli di genere, ovvero aperta, plurale, priva di stereotipi, improntata al rispetto e alla valorizzazione delle diversità. A questa pagina è possibile consultare la proposta di libri in lingua francese dai 3 ai 14 anni a tematica LGBTQ+: https://g-book.eu/fr/bibliography-search-result/?_sft_keywords=lbgtq,lgbtq_fr&_sfm_book_bookyear=1982+2021
[4] Si consideri la pièce teatrale di grande successo di Catherine Zambon, Mon frère, ma princesse, pubblicata da l’école des loisirs (2012). Si consideri inoltre, su un tema ancor meno trattato, la pluripremiata graphic novel di Fabrice Melquiot e Isabelle Pralong, Polly, che racconta la vita di un personaggio intersex, adottando una serie di strategie linguistiche molto creative per tentare di superare il binarismo di genere della lingua.
[5] Si vedano ad esempio Elle di Ania Lemin (2003) e Jérôme par cœur di Thomas Scotto e Olivier Tallec (2015).
[6] Cfr. ad esempio il romanzo storico Danxomè di Yann Fastier (2020), ambientato ai tempi del colonialismo e dai forti accenti post-coloniali, il fantasy eco-femminista Filles de la Walïlü di Cécile Roumiguière (2020), la school story L.O.L.A. di Claire Garralon (2020).
[7] Nel 2021, Giunti ha pubblicato ad esempio Come le cicale di Fiore Manni, un interessante e delicato romanzo di formazione a tematica LGBTQ+ ambientato negli anni ’80. Più in generale, sia Giunti che Mondadori, due fra i principali gruppi editoriali italiani, propongono in catalogo diversi romanzi per ragazze e ragazzi su questi temi.
[8] Si confronti ad esempio la bibliografia italiana del progetto G-BOOK a tematica LGBTQ+ (https://g-book.eu/it/bibliography-search-result/?_sft_keywords=lgbtq_it&_sfm_book_bookyear=1982+2021) con quelle in lingua francese (cfr. nota 3) e inglese (https://g-book.eu/bibliography-search-result/?_sft_keywords=lgbtq&_sfm_book_bookyear=1982+2021).
[9] Segnaliamo fra le poche proposte esistenti Un’Alice come un’altra, memoir di una giovanissima ragazza trans, pubblicato nel 2022 da Giunti.
[10] Si veda a tal proposito il saggio di Spallaccia (2021), focalizzato sulle traduzioni dall’inglese in italiano di testi a tematica LGBTQ+ e in particolare transgender per ragazzi e ragazze. Si consideri inoltre la ricerca di Tonin (2021), che mostra come le pubblicazioni a tematica LGBTQ+ di Nubeocho, raffinato editore spagnolo dal catalogo multilingue, non siano proposte in Italia dall’editore stesso, a causa di un contesto culturale meno favorevole di quello spagnolo o americano.
[11] Tutti i testi del corpus sono riportati in bibliografia.
[12] Si veda ad esempio “Percorsi arcobaleno in biblioteca. Venti titoli di saggistica e venti titoli di narrativa per l’infanzia e l’adolescenza” (2020) a cura del Servizio Biblioteche e del Servizio Lgbt della Città di Torino: https://bct.comune.torino.it/bibliografie/diritti/percorsi-arcobaleno-biblioteca; “Narrativa a tematica omosessuale per l’infanzia e l’adolescenza: documentazione a carattere educativo e didattico sulla tematica omosessuale” (2015), https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwi36um2pIr6AhV4SPEDHc_7CQsQFnoECAkQAQ&url=https%3A%2F%2Fbct.comune.torino.it%2Fsites%2Fdefault%2Ffiles%2Fbibliografie%2F2020-05%2Fa4_orient_sessuale_inf_adole_3.pdf&usg=AOvVaw0EKJ5ATSq_IK1jjS3TThXO
[13] Dopo l’inglese, il francese risulta la seconda lingua più tradotta. Si vedano a tal proposito anche i dati sulla produzione editoriale italiana per questo pubblico di Liber Database:
https://www.liberweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=20027.html&Itemid=228.
[14] Ciò non impedisce ai romanzi grafici di essere per eccellenza dei casi di testi crossover (Beckett 2008), fruiti cioè da un pubblico molto ampio e variegato di ragazze, ragazzi e adulti.
[15] Questo dato rappresenta un progresso, se si considera che fino a pochissimi anni fa l’omosessualità femminile nella letteratura per l’infanzia e per ragazze e ragazzi era quasi inesistente (cfr. Béhotéguy 2013), da un lato “percepita sul piano erotico più naturale di quella maschile”, dall’altro “rimossa e quasi eclissata, per la sua maggiore potenza scardinatrice dei ruoli famigliari, il cui fondamento è considerata appunto la donna” (Ballerini 2010: 27).
[16] Il termine “queer” è “an umbrella term for people outside of the heterosexual norm. […] It can also be a way of challenging norms around gender and sexuality through different ways of thinking or acting” (Barker, Scheele 2016: 7).
[17] Attualmente si preferisce parlare di “rispetto”.
[18] Tale scelta non va peraltro necessariamente attribuita alla traduttrice, ma potrebbe essere stata richiesta della casa editrice.
[19] Purtroppo il volume non riporta la menzione di chi lo ha tradotto, una prassi non inconsueta nella letteratura per l’infanzia, seppur in calo.
©inTRAlinea & Roberta Pederzoli (2023).
"La traduzione della letteratura francese per giovani lettrici e lettori a tematica LGBTQ+ Un’analisi editoriale, traduttiva e di genere"
inTRAlinea Special Issue: Tradurre per l’infanzia e l’adolescenza
Edited by: Mirella Piacentini, Roberta Pederzoli & Raffaella Tonin
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Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2619