Traducción y Periodismo

María José Hernández Guerrero (2009)

Peter Lang: Bern, Berlin, Bruxelles, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien, pp. 166, ISBN 978-3-0343-0096-4, 32.90 Euro

Reviewed by: Sara Bani

Il flusso globale delle informazioni è reso possibile dalla traduzione, un’attività estremamente diffusa in ambito giornalistico seppur spesso invisibile per i lettori. L’obiettivo di Traducción y periodismo è analizzare il rapporto che lega il giornalismo stampato e la pratica traduttiva, nonché le implicazioni linguistiche, sociali, politiche e professionali di questa attività. L’autrice concentra la sua attenzione su due quotidiani emblematici in ambito spagnolo come El País ed El Mundo, anche se nel testo non mancano riferimenti ad altre testate (sempre spagnole). Il fenomeno è descritto attraverso un’analisi della pratica traduttiva nei due quotidiani e una riflessione sui meccanismi che si celano dietro la costruzione di una notizia, tra cui la traduzione svolge un ruolo fondamentale. Il volume è composto da sei capitoli preceduti da un’introduzione e seguiti da un epilogo e da cinque appendici (contenenti alcuni articoli giornalistici nella loro versione originale e tradotta a cui l’autrice fa riferimento nel quinto capitolo). A

ll’inizio del suo studio l’autrice mette in rilievo la scarsa attenzione riservata allo studio del rapporto tra traduzione e giornalismo, esplicitando gli obiettivi della sua analisi e delimitando il suo ambito di studio come precedentemente indicato. Il primo capitolo si apre con una panoramica sul rapporto tra traduzione e giornalismo nell’epoca della globalizzazione: il materiale tradotto si diluisce e si mescola con quello prodotto all’interno delle redazioni, con un adattamento alle norme linguistiche e culturali della cultura ricevente volto a preservare la leggibilità e la scorrevolezza del testo, creando un prodotto glocalizzato. L’autrice distingue due tipi di pubblicazione: la stampa propriamente tradotta, generata dalla traduzione totale o parziale dei contenuti di una pubblicazione in lingua straniera (diffusa soprattutto dopo la seconda guerra mondiale e ancora di più con la concentrazione di grandi gruppi di comunicazione e di alleanze tra mass media), e quella che ricorre alla traduzione per creare informazione a partire da materiale giornalistico proveniente da fonti esterne (più difficile da identificare per volume e provenienza). A seconda del tipo di pubblicazione, cambia anche il ruolo assegnato alla traduzione. Con l’avvento di internet e la possibilità di offrire anche per le testate on line informazioni in tempo reale, la presenza della traduzione è aumentata: le redazioni (in special modo quelle delle testate meno diffuse) stanno progressivamente abbandonando le fonti interne a favore delle grandi agenzie stampa internazionali per la pubblicazione immediata di notizie, anche e soprattutto sulla loro versione on line. La traduzione è spesso affidata agli stessi giornalisti, che la considerano semplicemente uno tra i tanti passaggi necessari per l’elaborazione di un testo. È prassi più comune (ricordiamo ancora una volta che la ricerca si limita all’ambito spagnolo) ricorrere a traduttori esterni per le traduzioni in senso stretto di testi che vengono presentati chiaramente come tali sul giornale.

Nel secondo capitolo si prendono in considerazione le caratteristiche della traduzione giornalistica, un’etichetta dietro cui si celano pratiche molto diverse. Riprendendo una definizione di Pym (2004) l’autrice distingue tra fonti stabili e instabili. Per fonti stabili si intendono le traduzioni in senso stretto, ovvero i testi riprodotti fedelmente nella loro versione tradotta (seppur adattati al nuovo contesto comunicativo) come gli articoli firmati e soggetti a diritto d’autore. Per fonti instabili si intendono invece i testi originali soggetti a diverse manipolazioni che subiscono una riscrittura (Lefevere, 1997) e una transedizione (Stetting, 1989). Tra i fattori che condizionano la pratica della traduzione giornalistica l’autrice annovera questioni linguistiche e informative. Da un punto di vista linguistico non esistono a oggi studi specifici sulla qualità stilistica delle traduzioni giornalistiche e l’ultima parola per chi traduce per la stampa è in ogni caso sempre dettata dal libro o manuale di stile (estremamente diffuso in ambito spagnolo) in cui si raccolgono le norme da rispettare per tutti i testi da pubblicare su un giornale. La diversità di generi testuali presenti all’interno della testata corrisponde a un diverso approccio traduttivo in cui ad avere la priorità rimangono sempre le convenzioni vigenti nel sistema di arrivo (basti pensare al trattamento riservato alla titolistica). Anche il ricollocamento del testo tradotto all’interno di un nuovo medium può incidere sulla pratica traduttiva, dato che cambiando la collocazione del testo può essere modificata la sua funzione.

La globalizzazione del flusso informativo è oggetto dell’analisi del terzo capitolo: nello specifico, si analizza il ruolo svolto dalle agenzie stampa e il tortuoso percorso che porta da un’agenzia (un articolo di una agenzia stampa) alla pubblicazione di un articolo giornalistico. I giornali filtrano le informazioni da pubblicare in funzione dei loro lettori con un processo che nell’ambito delle scienze della comunicazione è definito gatekeeping (Vuorinen, 1997). Le agenzie producono informazioni per un mercato globale, con una necessaria omogeneizzazione dei contenuti e delle formule utilizzate; in seguito le informazioni subiscono un’addomesticazione culturale (Venuti, 1997) che porta alla creazione di testi riconoscibili e facilmente “digeribili” da un punto di vista linguistico e culturale per i lettori finali. Il ruolo delle agenzie stampa è particolarmente rilevante nella sezione Esteri (Internacional) in cui alcuni mezzi di comunicazione, come già indicato, sperimentano un progressivo abbandono delle fonti proprie limitandosi a riportare le notizie delle agenzie stampa al punto che, come giustamente sottolinea l’autrice, la scelta degli avvenimenti che diventano notizia e la loro modalità di presentazione sono sempre più determinate da un ristretto numero di grandi agenzie stampa internazionali.

Nel quarto capitolo l’attenzione si concentra sul ruolo della traduzione nella sezione Esteri. Le notizie pubblicate in questa sezione provengono da tre fonti: agenzie stampa, corrispondenti esteri, articoli tradotti da altre testate. L’attività traduttiva riveste sempre un ruolo fondamentale, più evidente nell’ultimo caso citato, anche se le modalità di presentazione variano molto da una testata all’altra (El Mundo, per esempio, pare essere abbastanza parco di indicazioni in questo senso). In ogni caso, anche quando la presenza della traduzione è più evidente, non mancano manipolazioni testuali che vanno dalla soppressione di alcune parti del testo originale all’inclusione di spiegazioni non presenti nel testo fonte.

All’interno del quinto capitolo si distinguono tre tipologie di testi tradotti, o per meglio dire riscritti, per i giornali: la traduzione “compilata”, la riscrittura stricto sensu e la traduzione “frammentata”. Per traduzione compilata (Toury, 2004) si deve intendere un testo tradotto che nasce dalla riformulazione di diversi testi scritti in lingua straniera; si tratta di una modalità molto diffusa sulla stampa, seppur difficilmente quantificabile. Nella riscrittura stricto sensu la traduzione di un originale diventa il punto di partenza per la creazione di un nuovo testo; il materiale è usato con totale libertà per elaborare nuove informazioni. La traduzione “frammentata”, infine, è una traduzione parziale di articoli tratti da altri mezzi di comunicazione (in cui i tagli sono spesso dovuti a problemi di spazio). Il testo tradotto per i giornali è quindi per lo più un’opera collettiva, in cui i giornalisti manipolano le fonti (instabili) per trasferire e localizzare l’informazione. Nel sesto e ultimo capitolo si analizza il ruolo della traduzione giornalistica nella sezione delle Opinioni (Opinión). Oltre a svolgere una funzione informativa, infatti, i mezzi di comunicazione contribuiscono esplicitamente alla creazione di un’opinione pubblica e la sezione che è oggetto dell’analisi di questo capitolo raccoglie testi con una funzione prettamente argomentativa, dall’editoriale alla column a quello che in spagnolo viene chiamato tribuna. La tribuna è una tipologia testuale tra le più tradotte sulla stampa spagnola: si tratta di articoli dal forte valore argomentativo scritti da esperti e personalità di prestigio, soggetti spesso a copyright e riproposti integralmente in spagnolo. Basandosi sul suo corpus di riferimento, l’autrice evidenzia le diversità presenti in questa sezione tra El País ed El Mundo per numero di articoli tradotti, costanza del ricorso alla traduzione negli anni, politiche editoriali e scelta dei testi.

Nell’epilogo si ribadisce il ruolo fondamentale della traduzione in ambito giornalistico: nonostante l’attività traduttiva risulti spesso invisibile, nelle sue diverse declinazioni essa pervade l’attività giornalistica ed è influenzata da diversi fattori, primi tra tutti quelli economici, che incidono anche sul processo di selezione delle informazioni (non bisogna infatti dimenticare che i testi da tradurre sono scelti anche e soprattutto in base alle alleanze esistenti tra i grandi organi di comunicazione). L’autrice sottolinea come siano necessari studi più approfonditi in questo ambito chiudendo la sua riflessione con una serie di questioni aperte riguardanti il ruolo e il volume delle traduzioni giornalistiche, la loro ricezione, il profilo professionale del giornalista-traduttore (o del traduttore-giornalista) e l’uso ideologico della traduzione nella stampa. Grazie a un’esposizione estremamente chiara, Traducción y periodismo costituisce un’introduzione accessibile alle caratteristiche della traduzione giornalistica in cui i riferimenti teorici (come il concetto di invisibilità di Venuti, 1995 o la riscrittura di Lefevere, 1997, che ben si adattano a descrivere la realtà di questa tipologia traduttiva) sono chiaramente contestualizzati e risultano comprensibili anche per chi è meno familiare con la teoria della traduzione.

Nel volume sono peraltro citati dettagliatamente diversi studi preesistenti sulla traduzione giornalistica in ambito spagnolo per cui il testo offre, a fianco delle riflessioni e dell’analisi dell’autrice, una presentazione organica e comprensibile della (seppur scarsa) letteratura esistente in questo ambito, caratterizzata dalla presenza di numerosi contributi di professionisti del settore raccolti in un volume a cura della stessa María José Hernández Guerrero, La traducción periodística (2005). L’autrice limita esplicitamente il suo ambito di analisi a due quotidiani in ambito spagnolo: interessante sarebbe un approfondimento della realtà della traduzione giornalistica su testate di diversa periodicità (anche i settimanali o i mensili ricorrono alla traduzione) e in altri paesi europei in cui la traduzione giornalistica è prassi comune per quanto diversamente diffusa. Come ammette la stessa autrice, manca uno studio approfondito (sia quantitativo, sia qualitativo) del ruolo della traduzione nei testi più manipolati, frutto di fonti instabili, in cui risalire al peso della componente traduttiva risulta più difficile. Interessante sarebbe quindi anche uno studio più articolato delle costrizioni linguistiche ed extralinguistiche che incidono sulle varie fasi del percorso traduttivo, dalla scelta delle fonti al testo finale (l’autrice cita in diverse occasioni il ruolo fondamentale che rivestono le alleanze editoriali nella selezione del materiale da tradurre, senza però scendere nei dettagli). Studiare questi elementi è utile per comprendere fino a che punto la dimensione traduttiva permei il mondo dell’informazione, in cui le mediazioni si sovrappongono e spesso restano invisibili agli occhi di chi legge. Svelarle può contribuire a rendere i lettori (i cittadini) più coscienti dell’inevitabile parzialità degli organi di informazione e dei filtri che si frappongono quotidianamente tra “i fatti” e la presentazione che ne danno giornali.

Riferimenti bibliografici

Caie, Graham et al., eds. (1989). Proceedings from the Fourth Nordic Conference for English Studies. Copenaghen: University of Copenaghen.

Cortés Zaborras, Carmen e Hernández Guerrero, María José, eds. (2005). La traducción periodística. Cuenca: Ediciones de la Universidad de Castilla-La Mancha.

Lefevere, André (1997). Traducción, reescritura y la manipulación del canon literario. Salamanca: Ediciones Colegio de España.

Pym, Anthony (2004). The Moving Text: Localization, translation and distribution. Amsterdam: John Benjamins.

Snell-Hornby, Mary, ed. (1997), Translation as Intercultural Communication. Amsterdam-Philadelphia: John Benjamins.

Stetting, Karen (1989). “Transediting. A New Term for Coping with the Grey Area between Editing and Translating”. Proceedings from the Fourth Nordic Conference for English Studies, a cura di G. Caie et al., 371-382.

Toury, Gideon (2004). Los estudios descriptivos de traducción y más allá. Metodología de la investigación en Estudios de Traducción. Madrid: Cátedra.

Venuti, Lawrence (1995). The Translator’s Invisibility: a History of Translation. Londra: Routledge.

Vuorinen, Erkka, 1997, “News translation as gatekeeping”. Translation as Intercultural Communication, a cura di M.Snell-Hornby et al., 161-172.

©inTRAlinea & Sara Bani (2011).
[Review] "Traducción y Periodismo", inTRAlinea Vol. 13
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Stable URL: https://www.intralinea.org/reviews/item/1097

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